martedì 6 novembre 2012

Porri in cocotte


...sera...sto ascoltando Mannarino...

(...) quanto è bbono l'odore der mare
ce vado de notte a cerca' le parole.
Quanto è bbono l'odore del vento
dentro lo sento, dentro lo sento.
Quanto è bbono l'odore dell'ombra
quando c'è 'r sole che sotto rimbomba.
Come rimbomba l'odore dell'ombra
come rimbomba, come rimbomba.
E come parte e come ritorna
Come ritorna l'odore dell'onda (...)

Avete dei porri? Del prosciutto cotto?
Pinoli ed emmental? 
Potreste ungere una cocotte od un teglia con dell'olio, 
tagliare a tocchetti i porri, avvolgerli col prosciutto cotto,
distribuirli nella cocotte, aggiungere qua e là fettine o/e dadini di emmental o brie...insomma quel
che preferite!...salare, pepare,oliare, infornare.
La versione classica vuole l'indivia belga, questa è una rivisitazione che difetta d'inventiva ma eccede in pinoli!
:-)

sabato 27 ottobre 2012

Come una freccia dall'arco scocca


Nessuna crisi abbandonica in atto?
...ma vi sarò mancata un po'?
...tenterò di recuperare con qualche dritta...vi posto dei link per farmi perdonare la lunga assenza!
Pronti? Via!!

1) Petra Magoni: me ne ha parlato un amico talmente bene che son subito venuta a curiosare in web...ho scelto questa. 
Profuma di Amelie, odora di Fabrizio, è adatta ad Halloween...il video è interessante...che ne dite?
 Vi piace?
 'Essendo'...aspetto commenti! ;-)

2) A teatro, per chi è a Roma: 
- che mi dite di Benni? ...in tal caso... cliccate qui!
-amate la pesca, Roma, la romanità, la mortadella, le trote e l'amarezza che spesso si cela dietro un sorriso? Se sì, potreste fare un salto al Teatro Cometa...in pieno centro...

3) O ancora  potreste vedere: tutti i santi giorni di Virzì, al cinema: una perlina ma non vi anticipo nulla...solo  lascio link.


Lentamente muore
chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle "i"
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita, di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio,
chi non si lascia aiutare
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.

Soltanto l'ardente pazienza
porterà al raggiungimento
di una splendida felicità.

Così, per concludere, l'ode alla vita di Martha Medeiros.

venerdì 27 luglio 2012

Del tuo veleno mi avvelenerò



Come gli adesivi che si staccano
Lascio che le cose ora succedano
Quante circostanze si riattivano
Fuori dai circuiti della volontà.

Come il vento gioca con la plastica
Vedo trasportata la mia dignità.

Oggi tradisco la stabilità
Senza attenuanti e nessuna pietà.
Oggi il mio passato mi ricorda che
Io non so sfuggirti senza fingere.

E che non posso sentirmi libero
Dalla tua corda, dal tuo patibolo.



E un'altra volta mi avvicinerò
Alla tua bocca mi avvicinerò
E un'altra volta mi avvelenerò
Del tuo veleno mi avvelenerò.

Come gli adesivi che si staccano
Come le cerniere che si incastrano
Come interruttori che non scattano
O caricatori che si inceppano

Io tradisco le ultime mie volontà.
Tutte le promesse ora si infrangono. 




Penso ai tuoi crimini senza pietà
Contro la mia ingenua umanità.

Scelgo di dissolvermi dentro di te
Mentre tu saccheggi le mie lacrime.

E sarò cieco, forse libero
Solo nell'alba di un patibolo.
Dentro una storia senza più titolo
Scegliendo un ruolo senza credito
Strappando il fiore più carnivoro
Io cerco il fuoco e mi brucerò.

E un'altra volta mi avvicinerò
Alla tua bocca mi avvicinerò
E un'altra volta mi avvelenerò
Del tuo veleno mi avvelenerò 



sabato 26 maggio 2012

Squagliamocela: liberi tutti

Iniziamo così.
Da ciò che uccide te e tutto ciò che è intorno: liberi tutti. Io mi libererò perché ora sono stanca...
Un po' d'elettronica.
(Ci piace un altro 30? Ci piace, ci piace...con lode stavolta ;-)
-Perché è fuori catalogo ovunque la pedagogia degli oppressi
Possibile mai?-

'(...) chi sono questi noi? Sono quelli che, per assicuare alla convivenza umana un po' di pace, un po' di giustizia, un po' di libertà, sono o sarebbero disposti a dare credito ad alcuni loro simili di poter governare la collettività, e a dotarli della necessaria autorità, e che perciò rinunciano ad imporsi con la forza dei loro privilegi o con la violenza dei loro desideri. 
Credo che rinunciare alla prepotenza per convivere civilmente con altri, lo abbiano chiamato contratto sociale; ci hanno scritto sopra dei gran libri e molta storia occidentale si è sviluppata alla luce di questa idea.
Qui, pensiamo semplicemente ad una persona comune che vive, come tutti, chi più chi meno, una vita in cui i nove decimi delle cose accadono, comprese quelle che la riguardano direttamente, sono fuori dal suo controllo. 
Tale è la vita organizzata anche là dove vige la più liberale delle costituzioni. 
La persona acconsente, qualche volta si arrabbia, qualche volta imbroglia, ma continua a salutare i vicini, a fermarsi davanti al rosso, a sposarsi, a votare etc.
Fa la sua parte insomma: si lava, tiene pulita la casa, si veste con decoro, non ruba, paga anche le tasse o una parte, alleva i figli e li manda a scuola etc.
 E' la sostanza del vero patto sociale, quello tacito e quotidiano: andare d'accordo col prossimo, tener conto delle leggi e dare credito a chi è in posizione di responsabilità pubblica, per vedersi riconosciuta una dignità personale in un contesto di vita sociale sensata e pacifica. 
In nome di questo patto la persona dice, in sostanza: rinuncio a molto di quello che mi farebbe comodo, per assicurare le condizioni minime di un vivere dignitoso a me e ad altri.  
O qualcosa del genere.
Lo dice implicitamente, non riflette sul significato profondo del suo comportamento, ma è un sentimento che la nutre e la aiuta.
Questo fino a quando non viene a sapere che, per conto suo o perfino in nome suo, da qualche parte  ci sono aerei che buttano le bombe sulle case di persone ignare e innocenti, militari che torturano prigionieri, scienziati che studiano congegni sempre più micidiali, lauti affari che si fanno vendendo armi sofisticate a paesi che non hanno né scuole né ospedali a sufficienza.
Cose così.
Come se fosse normale o inevitabile.
La persona di cui sto raccontando, a questo punto, può protestare, tacere, ammalarsi.
Può fare un'altra cosa, che io propongo in alternativa: può ritirare il suo tacito consenso all'ordine che regola la convivenza. E dirsi, con un atto interiore che avrà delle conseguenze pratiche: 
io non ci sto,
non dò più il mio credito alle leggi e alle autorità costituite, mi riprendo l'intera disponibilità di me e della mia forza, devo amministrarla io, poca o tanta che sia, e mi do la licenza di usarla. Non cadrà per questo in uno stato di selvaggeria o di barbarie.
(...)
La persona, dunque, senza inferocirsi o inselvatichirsi, constata  semplicemente che è vano agire in nome di una fiducia nella cosa pubblica con l'aspettativa di un ritorno.

                                             -Luisa Muraro tratto da 'Dio è violent'-
                                              (Grazie Andre per avermene fatto dono).


Fa male fa male fa male fa male. (Grazie Dà per aver avermi fatto scoprire Zamboni! Consiglio l'ascolto di 'sorella sconfitta' che può più o meno piacere ma di sicuro conduce ad uno stato ipnotico di quelli che all'alba, alla guida, ti fa vivere un'esperienza senza eguali!)

domenica 22 aprile 2012

Sulla Tav (e non solo) la penso così

"Una bieca circostanza, solo apparentemente marginale, che si inquadra nel profilo della vertenza sorta in Val di Susa e che ha destato in me una reazione di scandalo, al di là della dura repressione scatenata contro il movimento No TAV, si riferisce al tentativo di strumentalizzazione e mistificazione ideologica del pensiero di Pier Paolo Pasolini compiuto da alcuni esponenti prezzolati dell’informazione nazionale. Alludo a quanti hanno provato a distorcere e strumentalizzare in modo indegno e disonesto una posizione assunta da Pasolini molti anni fa, il 16 giugno 1968, quando pubblicò i famosi versi intitolati “Il Pci ai giovani”, sugli scontri di Valle Giulia a Roma. In quella occasione Pasolini si schierò dalla parte dei poliziotti, in quanto di estrazione proletaria, mentre si scagliò apertamente contro la “massa informe” degli studenti, figli di quella borghesia che egli detestava profondamente. Eppure Pasolini non ha mai rinnegato o esecrato i movimenti di contestazione come Lotta Continua o altre formazioni extraparlamentari, con cui ha persino collaborato attraverso esperienze di controinformazione. Si pensi solo alla controinchiesta condotta dal collettivo politico di Lotta Continua guidato da Giovanni Bonfanti e Goffredo Fofi, che si concretizzò nel film-documentario “12 
dicembre”, uscito nel 1972 e dedicato alla strage di Piazza Fontana. Un’opera la cui realizzazione coinvolse direttamente Pasolini, il quale contribuì pure alla sceneggiatura.
In altri termini, la disonestà intellettuale e la mistificazione ideologica di questi presunti operatori dell’informazione, in evidente mala fede, consistono nel fatto che essi espongono solo la versione dei fatti che fa loro comodo, mentre tacciono, o fingono di dimenticare, quella porzione di verità che non conviene (o non interessa) raccontare.
Tornando alla questione della TAV, è assai probabile che Pasolini avrebbe solidarizzato e simpatizzato nei confronti della mobilitazione popolare sorta in Val di Susa, conoscendo il rispetto quasi sacrale e la passione viscerale che nutriva per lo studio e la salvaguardia di ogni identità antropologica particolaristica, da intendersi in un’accezione tutt’altro che nostalgica o reazionaria, intimamente connessa ai valori più autentici e genuini dell’uomo, spazzati via dall’omologazione imposta dall’ideologia del “pensiero unico”.
In tal senso la vertenza scaturita in Val di Susa è paradigmatica, in quanto la TAV non è un progetto al servizio della modernità e del progresso dei popoli, bensì delle merci e dei profitti, ossia delle forze egemoni nel mondo capitalistico. Si tratta di una vicenda esemplare che smaschera il volto ipocrita, autoritario e affaristico dei sedicenti “stati democratici”, che dirottano soldi pubblici nelle tasche della grande imprenditoria privata, infiltrata dalla criminalità organizzata, per finanziare opere faraoniche prive di vantaggi sociali e molto discutibili a livello economico, in quanto costose ed inutili per rilanciare l’economia in crisi. Nel contempo si depotenziano le infrastrutture ferroviarie del Sud Italia, considerate di minore importanza, e si tagliano fondi ai settori pubblici che, oltre a creare opportunità di lavoro, forniscono beni e servizi utili alla collettività.
In questa ottica la TAV è una chiara testimonianza dell’assoluta subalternità del potere pubblico alla logica del profitto privato, l’ennesima conferma che certifica il primato della sfera economica sulla dimensione collettiva della politica, anteponendo le leggi ferree e spietate del mercato e la forza smisurata del capitale, agli interessi della comunità, del territorio e della sanità locale, della democrazia e della giustizia sociale.
Di fronte ad ingranaggi così folli e mostruosi, si erge in termini antagonistici il movimento No TAV che, a dispetto di quanti sostengono il contrario, denota un ruolo di protagonismo attivo delle popolazioni locali, che ormai oltrepassa i confini territoriali della Val di Susa e coinvolge gruppi di militanti provenienti da tutta l’Italia e persino dall’estero. Non è un caso che questa vertenza locale si allacci saldamente con le proteste e le rivolte globali che hanno sconvolto il mondo nell’anno appena trascorso.
Del resto, una lotta per la tutela dell’ambiente e della salute della gente, potrebbe configurarsi come una posizione di retroguardia, quindi di conservazione. E in un certo senso lo è. A tale proposito rammento una provocazione“corsara” che Pasolini lanciò oltre 35 anni fa, l’ennesima intuizione “profetica”: in una società consumistica di massa che promuove “rivoluzioni” ultraliberiste che potremmo facilmente definire “di destra”, i veri rivoluzionari sono (paradossalmente) i “conservatori”. I cambiamenti innescati nel quadro dell’economia capitalistica contemporanea, sono di natura liberticida e reazionaria, frutto di un’accelerazione storica improvvisa che ha determinato un processo di sviluppo abnorme ed irrazionale, di globalizzazione a senso unico, in ultima analisi sono “rivoluzioni conservatrici”. Il ricorso ad un ossimoro serve ad indicare la funzionalità ad un’istanza di stabilizzazione conservatrice dei rapporti di forza esistenti.
Quanti si battono per arginare la deriva autoritaria e destabilizzante provocata dallo strapotere delle oligarchie finanziarie, per contenere l’offensiva neocapitalista sferrata contro le conquiste dei lavoratori, per resistere agli assalti della destra più agguerrita e oltranzista (che non è tanto la destra berlusconiana o leghista, quanto quella più elegante e sofisticata delle tecnocrazie che fanno capo al governo Monti), coloro che si adoperano per mantenere le condizioni residuali di legalità democratica e le tutele costituzionali, sono indubbiamente “conservatori”, per cui oggi sono i veri rivoluzionari.
Ma essere contro la TAV non equivale ad essere contro il progresso, bensì contro un falso e aberrante modello di sviluppo che genera una perversa e fallace nozione di “modernità”. Gli esiti rovinosi di questa modernizzazione posticcia sono ravvisabili ovunque, soprattutto in un processo di perversione e degrado dei rapporti umani, improntati in maniera sempre più ossessiva ad un interesse esclusivo, la ricerca del profitto, quale unica ragione esistenziale da esibire e proporre alle nuove generazioni.
Questo paradigma ideologico è altamente diseducativo e deviante, poiché si assume come fine univoco uno stile di vita e di comportamento che diviene pervasivo e non è sorretto da una coscienza intellettuale sufficientemente critica, capace di sostituire, se occorre, quell’esigenza unilaterale e morbosa con valori etici e culturali più gratificanti.
L’imposizione di una visione  della vita che è perfettamente conforme all’ordinamento economico e politico dominante, non si esercita più attraverso strumenti di coercizione e di oppressione diretta, ma si esplica con procedimenti diversi rispetto al passato, ricorrendo a sistemi di alienazione subdola e strisciante che solo apparentemente sono democratici e pacifici, ma in effetti si rivelano più repressivi di una dittatura fascista. Il controllo degli stati e delle società tecnologicamente avanzate non si regge tanto sull’uso della forza militare, quanto sul ruolo di condizionamento, disinformazione e manipolazione ideologica svolto dalla televisione. Vale la pena di richiamare la tesi sostenuta da Pasolini in diverse circostanze a proposito della televisione, considerata come un mezzo di comunicazione antidemocratico, poiché non suscita e non consente uno scambio dialettico interattivo, ossia aperto e paritario, ma al contrario privilegia ed esalta un rapporto autoritario e paternalistico, che non ammette possibilità di replica.
In tal senso, la televisione incarna il nuovo fascismo, il vero Leviatano della modernità."

Questo è un articolo di Lucio Garofalo pubblicato su Anarchaos.
Un'altra robina interessante...a breve...

giovedì 12 aprile 2012

Romanoff di mele e frutti di bosco


Giorno...tra il trota, la Mauro, l'imu, le allegre combriccole industriose tutt'un tratto ché la cosa più seria in questo paese è Belen...e quindi speriamo che lo sia, un buongiorno dico, vi posto la ricetta di questo dolce qua e colgo l'occasione per:
-ringraziare le colleghe che lo scorso anno, per il compleanno, mi hanno regalato uno stampo della silikomart a forma di fiore (si vede sì?);
-segnalarvi un ricettario monotematico molto carino qui! (La ricetta è appunto contenuta nel volumetto)

Intanto occorre premettere che:
se non avete a disposizione uno stampo in silicone poco male, vi basterà foderarne uno in alluminio o vetro, con la pellicola; se utilizzerete lo stampo in silicone, per sformare al meglio il semifreddo, occorre che tamponiate lo stampo con un panno tiepido appena tolto dal congelatore in modo da favorire il distacco del dolce dalle pareti per poterlo impiattare.

Occorrente per il Romanoff:
-3 mele smith (o tipo acidule)
-3 cucchiai di zucchero (io ne ho messi 2 di semolato bianco ed 1 di zucchero a velo vanigliato)
-250 gr da montare
-6 cucchiai di yogurt naturale denso (io ne ho messo 1 vasetto al limone)
-4/6 meringhe piccole (io ne ho messe 3 grandi)
-250 gr di frutti di bosco
-qualche fogliolina di menta per decorare e granella di zucchero
-scorza di limone

Pulite le mele, tagliatele a pezzetti, mettetele a cuocere con i due cucchiai di zucchero semolato per qualche minuto poi riducetele in passata appena saranno morbide.
Montate la panna poi aggiungeteci:  yogurt, scorza di limone, purè di mele raffreddata, meringhe sbriciolate, il cucchiaio di zucchero a velo passato al setaccio, i frutti di bosco.
Riponete nel congelatore 3/4 ore. Sformate poco prima di servire e decorate se volete con le foglioline di menta e la granella di zucchero. Ps: io ho accompagnato con un passito...

venerdì 6 aprile 2012

Samba pa' ti

(...)e lui si trascinò dietro la sua zoppicante coscia storta, si rintanò in un bar e buttò giù tre o quattro sambuca.
Fatto di sambuca e solitudine, storto zoppo sul litorale di Torre del Greco, lontano da Sinatra, da Billy Joel, da Tom Jones e perfino da Pupo camminava nell'aria piena di odori, aria che sapeva di mangiare e di salsedine, di gas di scarico e di facce che si guardavano sempre attorno, facce diffidenti, intimorite e spavalde allo stesso tempo, facce di chi ha paura, di chi s'aspetta qualcosa da un momento all'altro. Sergiolozoppo, SergioTonydelmare, Sergiolazzarofelice, Sergio che le donne non t'hanno mai guardato, e va a capire perché, perché sei zoppo, perché sei brutto, perché dici di cantare invece non canti, perché ti piace Nicola di Bari fratello di bruttezza, ma almeno lui se ne va in Sudamerica e dov'è mai il tuo Sudamerica , triste Sergiodelmare? 
Dov'è il mare del tuo nome d'arte, quando mai t'ha visto nuotare trascinandoti dietro il tuo difetto che t'ha segnato per tutta la vita?!? 
Tornò a casa inzuppato fradicio e si chiuse in bagno. 
Si guardò allo specchio e si passò con dolcezza la mano sul viso; viso di barba che cominciava a diventare bianca, per i suoi trentainque anni portati male, per i suoi trentacinque anni di seghe e di donne sognate. (...)

Questo pezzo qua -l'immensità- è tratto da un libro di Peppe Lanzetta che s'intitola 'figli di un bronx minore' ed è ambientato a Napoli, è in vero una raccolta di storie...una più bella dell'altra. 
Come ben sapete 'bella/o' non è un termine che uso abitualmente, tutt'altro!, ma davvero non saprei come altro definire ognuno di questi brani se non  B E L L O.
Laddove mancano l'amore/il calore di una donna o anche solo il suo profumo, il denaro onestamente/disonestamente(?) guadagnato(?), la casa, certezze, diritti, l'istruzione -il primo tra tutti oserei dire- possibilità e riscatto...dove regnano sopraffazione, incuria, solitudine...Lanzetta ha scavato scrivendo di ardore, dignità, costume, abitudini, lotte, vita...tentativi...morte, deprivazioni, disagi, alternative varie...
Una perla che vi linko qui.

Si, io lo so: tutta la vita sempre solo non sarò.
Un giorno lo saprò, d'essere un piccolo pensiero
nella più grande immensità...
...un giorno troverò un po' d'amore anche per me, per me che sono nullità nell'immensità...

La canzone che cantava Sergio, il protagonista della storia.
Mi piaceva l'idea di questo lungomare odoroso, di questo qualcosa in fermento eppure quasi immobile...di queste facce...qualunque...
di questo tutto e di questo niente
mentre sul bus passavo per Primavalle...
con gli edifici popolari appena ripuliti.
Io che qualche giorno fa mi domandavo:
chissà quanto durerà questo candore?
Non son trascorsi che due giorni prima di vederli imbrattati di nuovo.
Ma ci sta eh, ci sta anche questo.
Ringrazio Manuela, amica e collega, che mi ha prestato due libri che consiglio vivamente prim'ancora d'averli letti (ho dato una rapida occhiata e mi fido degli autori) e che si andranno, per ovvi motivi,
ad aggiungere alla lista di quelli sul comodino:
-Outsiders,saggi di sociologia della devianza di Howard S.Becker;
-Stigma,l'identità negata di Erving Goffman.

Mi sa che sconnetto...il cake ve lo posto un'altra volta ;-)

venerdì 23 marzo 2012

Le porte dell'inferno ormai son chiuse: e tu sei qua

Sono tornata...ero immersa nello studio: ho ripreso l'università a pieno regime, per quel che il lavoro consente...così sono andata a guadagnarmi un bel trenta...dai: fatemi gongolare un po' che è fresca fresca!! ;-)
The bone machine...così: per gradire! :-))
...per la serie 'non servirà pregare dio in questo posto sai...'
Va bhè...usiamo termini più colti...giacché siamo dei serissimi intellettuali travestiti da cazzoni prendiamo in prestito le parole di Camus  
"visto che non viviamo più i tempi della rivoluzione, 
impariamo almeno a vivere il tempo della rivolta"
 ..."mi rivolto, dunque siamo"
(chissà che penserebbe la cara Luxemburg che ne sò...per dire...della riforma in atto...)
...la versione degli Utsmamò: siamo i ribelli della montagna tempriamo il cuore e i muscoli in battaglia...di giustizia è la nostra disciplina, libertà è l'idea che ci avvicina...
Ieri sera stavo per prendere a cazzotti la tv a casa di un amico pur di non vedere sorrisetti in faccia a chi non sa cosa significa lavorare senza prendere lo stipendio...a chi non sa quale e quanta fatica sta facendo la gente di questo paese per tirare a campare...vedevo l'altra sera 123stella della Guzzanti a casa di un'altra amica ancora e pensavo...ma io in futuro per chi voterò? Panico. Disgusto...mancano il delirio e Las Vegas poi stiamo a posto!
Altra canzone degli Utsmamò sentita e risentita con Daniele e Sunsi girovagando per boschi&borghi in un we di qualche tempo fa: splendida giornata. 
'Anima semplice, candida e pura, non diventare amara, non immischiarti tu...' 
Grazie agli amici che si son fatti partite a scacchi la notte per tenermi compagnia mentre studiavo all'impazzata con febbre e fazzoletti sparsi ovunque...grazie per la porchetta, il sostegno, l'amore, la solidarietà e la viennetta col biscotto al malto sotto! Miaaaooooooooooooooo!!! ;-)
Grazie a chi non mi molla specie quando barcollo distratta, divertita, trasognata poi stupefatta!
Sul comodino:
...così...m'è venuta in mente un'idea da qualche mese a questa parte...
(Flaviano tu ne sai qualcosa giacché il primissimo libro acquistato
l'abbiamo sfogliato insieme prima della tua partenza...come vedi nel frattempo mi son messa alla ricerca di una bibliografia! ;-)
E poi il bacio della donna ragno me l'hai regalato tu al mercatino, no ancora non l'ho letto ma lo farò come tante altre questioni irrisolte!)
Tra l'altro mi son vista un balletto al teatro dell'Opera che è stato commovente;
un concerto all'Auditorium che mi ha lasciata senza parole;
diversi film tra cui Gli sfiorati (Mab??), Quasi amici, Posti in piedi in Paradiso, Acab, Hugo Cabret...insomma non male anche in virtù del fatto che non ho speso per la stragrande maggioranza di ciò che ho visto/ascoltato (piango miseria e infatti da cocopro non c'ho mai una lira in tasca: non avrei potuto permettermi neanche 1/16 di tutto ciò se non m'avessero girato i biglietti ma del resto questa è la condizione della quasi totalità della gente comune cui l'accesso alla cultura è precluso.
 In proposito vi chiedo se avete visto l'intervento, ieri, dell'educatore napoletano a piazza italia su la7 e se sì, giacché ciò che ha denunciato è verità, cosa ne pensate di un sistema in cui chi aiuta persone ai margini vive una quotidianità del tutto simile, quantomeno in termini economici/abitativi, a coloro che supporta? Paradossale, no?)
...ho scoperto il Politecnico Fandango e conto di tornarci spesso! :-)
Mi son fatta una cultura sui processi imitativi ed il sistema specchio.
Sono caricata a pallettoni! ;-))
Perché, come direbbe Goffredo Fofi: 
l'unica cosa che si può fare è creare piccole minoranze di rompicoglioni con un progetto in testa.
(Ho anche preparato un ottimo cake con farina di mandorle di cui vi scriverò ricetta postando foto nei prossimi giorni! :-)
Vista l'ora: buon appetito!

lunedì 13 febbraio 2012

Canederli agli spinaci



Va bene, va bene.
Scusate l'assenza.
Nina Simone per chiedere venia.
I canederli: una grandissima passione.
Li trovo la risultante perfetta del mix proteine, carboidrati, vitamine.
Frutto del mio autoconvincimento?
Per prepararli in questa verde veste vi occorrono:


-150 gr di pane (io insisto nell'uso di quello grattugiato: come dire 'squadra che vince non si cambia'...ho preparati i canederli così la prima volta e da allora ho sempre continuato sebbene numerose ricette indichino l'utilizzo del pane raffermo sbriciolato  o tagliato a dadini)
-pasta d'aglio (una punta)
-1 cipolla bianca piccola/media
-2 uova
-sale&pepe
-200 gr di spinaci cotti e strizzati
-1 cucchiaio di farina
-noce moscata macinata, un pizzico
-1/2 bicchiere di latte
-30 gr di Tilsiter
-2 cucchiai di burro
-un po' di parmigiano

Inoltre per condire armatevi di: burro rosolato e grana grattugiato (io ho fatto un 'ragù' sciué sciué con pachino a pezzi, macinato di vitella, vino bianco, cipolla e carota tagliate grossolanamente)...semplicemente perché col burro e il parmigiano stento a regolarmi: potrei farci colazione e merenda, pranzo e cena...

Pelare cipolla ed aglio e stufarli nel burro, frullarli con gli spinaci bolliti e strizzati aggiungendo sale, noce moscata, pepe, latte e uova infine unire farina, dadini di Tilsiter e pane grattugiato. Fate riposare l'impasto una ventina di minuti, nel frattempo portate l'acqua ad ebollizione, salatela, cuocete i canederli 20 minuti. Una volta scolati, impiattateli servendoli col burro rosolato ed il grana.

(La ricetta, in parte da me rivisitata, è stata presa da qui).
Il liberculo linkato è una meraviglia: un chiaro monotematico ricettario sui canederli...acquistato durante un aperitivo alla Feltri di Galleria Colonna...ovviamente ero andata a prenderlo lì dopo aver verificato la disponibilità: ricerca che vi consiglio di fare nel caso di ricettari come questo dell'Athesia soprattutto se il tema non è gettonatissimo...


Chiusura: con Etta James...

mercoledì 8 febbraio 2012

...granello di sabbia


(...)
Né bagnato né asciutto quello della sua acqua.
Né al singolare né al plurale quello delle onde,
che mormorano sorde al proprio mormorio
intorno a pietre non piccole, non grandi.

E tutto ciò sotto un cielo per natura senza cielo,
ove il Sole tramonta senza tramontare affatto
e si nasconde senza nascondersi dietro una nuvola ignara.
Il vento la scompiglia senza altri motivi
se non quello di soffiare.

Passa un secondo.
Un altro secondo.
Un terzo secondo.
Tre secondi, però, solo nostri.

Il tempo passò come un messo con una notizia urgente.
Ma è soltanto un paragone nostro.
Inventato il personaggio, fittizia la fretta,
e la notizia inumana.


(W.Szymborska)

domenica 5 febbraio 2012

Vista con...


Lo chiamiamo granello di sabbia.
Ma lui non chiama se stesso né granello né sabbia.
Fa a meno di un nome
generale, individuale,
permanente, temporaneo,
scorretto o corretto.

Del nostro sguardo e tocco non gli importa. 
Non si sente guardato e toccato.
E che sia caduto sul davanzale 
è solo un'avventura nostra, non sua.
Per lui è come cadere su una cosa qualunque,
senza la certezza di essere già caduto
o di cadere ancora.

Dalla finestra c'è una bella vista sul lago,
ma quella vista, lei, non si vede.
Senza colore e senza forma,
senza voce, senza odore e senza dolore
è il suo stare in questo mondo.

Senza fondo è lo stare del fondo del lago,
e senza sponde quello delle sponde. 

(...)

(W.Szymborska)

mercoledì 1 febbraio 2012

Saranno rincorse morsi e affanni per mille anni: mi sono vista di spalle che partivo, anima salva

La canzone di oggi. Da brava fricchettona. ;-) Problemi di nonsoqualenatura m'impediscono di fatto di rispondere ai commenti del precedente post...quindi mi ritrovo qui...a dondolare il collo mentre ascolto le stesse note che stamattina mi accompagnavano cullandomi le sinapsi durante le arrampicate sul K2 (via in salita che mi porta a destinazione: leggasi ufficio) all'andata e di ritorno da servizi esterni.
Ho bisogno di muovermi un po' (dopo il 1mo minuto cambia!).
Le colonne sonore di: 4 minuti, soul kitchen, io ballo da sola. Io ballo da sola. Un regalo ricevuto da. Chi sta a dieta. Chi raccatta gatti al Forlanini. Chi guarda il muro. Ma se un uomo solo che guarda il muro è un uomo solo, è pur vero che due uomini che guardano il muro è il principio di un'evasione. Siamo il principio di un'evasione a distanza. Lo trovo un buon compromesso. Non c'è un 'altrimenti' possibile. Non avevo dubbi su Bettinelli e Terzani. Nina. Ho visto Nina volare.
Stata. Essendo stata. Lidia Ravera? Geografia del proprio essere...intelligenza emotiva. Sto leggendo Fromm...l'arte di amare:

(...) La sfera più importante del dare, tuttavia, non è quella delle cose materiali, ma sta nel regno umano. Che cosa dà una persona a un'altra? Dà se stessa, ciò che possiede di più prezioso, dà una parte della sua vita. Ciò non significa necessariamente che essa sacrifichi la sua vita per l'altra, ma che le dà ciò che di più vivo ha in sé; le dà la propria gioia, il proprio interesse, il proprio umorismo, la propria tristezza, tutte le espressioni e manifestazioni di ciò che ha di più vitale. In questo dono di se stessa, essa arricchisce l'altra persona, sublima il senso di vivere dell'altro sublimando il proprio. Non dà per ricevere; dare è in se stesso una gioia squisita. Ma nel dare non può evitare di portare qualche cosa alla vita dell'altra persona, e colui che riceve si riflette in essa; nel dare con generosità, non può evitare di ricevere ciò che le viene dato di ritorno. Dare significa fare anche dell'altra persona un essere che dà, ed entrambi dividono la gioia di sentirsi vivi. Nell'atto di dare qualcosa nasce, e un senso di mutua gratitudine per la vita che è nata in loro unisce entrambe. Ciò significa che l'amore è una forza che produce amore. 
Cura e interesse implicano un altro aspetto dell'amore: quello della responsabilità. Oggi, per responsabilità spesso s'intende il dovere, qualche cosa che ci è imposto dal di fuori. Ma responsabilità, nel vero senso della parola, è un atto strettamente volontario; è la mia risposta al bisogno, espresso o inespresso, di un altro essere umano. Essere "responsabile" significa essere pronti e capaci di "rispondere". La persona che ama risponde. La vita di suo fratello non è solo affare di suo fratello, ma suo. Si sente responsabile dei suoi simili, così come si sente responsabile di sé tesso. Questa responsabilità, nel caso della madre e del bambino, si riferisce soprattutto alle cure materiali; nell'amore tra adulti, si riferisce principalmente ai bisogni psichici dell'altra persona. (...)

-Che grande questo tempo-. Che solitudine. -Che bella compagnia-.
Sunsi!! Anche detta 'la donna ragno': amica miaaaa BENVENUTAAAAAAAAAAA in questo spazio in cui albergano Lucida e Follia. Ho visto quest'immagine tra i sostenitori...ophs...leggo...ti trovo: gioia allo stato puro. C'è voluto un po' ma ce l'abbiamo fatta! Io ho perso l'attimo oggi: ho perso la sovra(sotto)posizione dei cappelli...un inchino al tuo occhio attento...in automatico parte questo mio sorriso ripensando al cartellone pubblicitario che ospita una donna annoiata ed un uomo timoroso finiti per caso, per sfida, per amore, per chissà quale scabroso motivo (sbaglio?) sotto alle lenzuola...perfettamente aderente alla realtà come l'uomo giusto sta alla giusta donna...il rosso che impera (almeno nei cartelloni pubblicitari e non della coke:wow!!)...un brindisi al veleno a chi ci vuole male ed agli stivali imbarazzanti che, se portati con stile, fanno tutt'un'altro effetto...sotto...stono... ;-) Ps: io sui pattini non sono il massimo...primo ed ultimo tentativo a 6/7 anni...shshshhhh...senti?...l'eco del botto...erano neri e rossi..belli...ho tentato una frenata...puntato i piedi...dopo meno di un secondo era prossima all'ingresso in pronto soccorso...però, in compenso, sulle mie gambe vado come un treno. Basta poco: scegliere non una ma LA destinazione, zaino in spalla e si va. Con le due macchine fotografiche al seguito. Sai che spettacolo?...quante tecniche mi potresti insegnare...E magari ne faccio tesoro e scappo ad immortalare le rughe dei vecchi fieri d'Orgosolo, 1 posto c'è sempre metti che la Sardegna s v er   a non ti dispiaccia -eccolo il mio sogno: scattare in b/n per ritrarre quei volti rigidi, induriti dal tempo, magnificamente scolpiti dalle vicissitudini della vita e della morte altrui, forse di una figlia, per poi addentare un panino carico di mortadella e bere un'ichnusa ghiacciata coi muscoli in tensione, da lavare col marsiglia, dopo aver percorso almeno 20 km a piedi e senza pattini sotto al Sole, infilarmi al letto e profumare di bucato, crollare e svegliarmi piena di vitalità pronta ad affrontare una nuova avventura con una vergine memory in tasca pronta ad accogliere un'infinità di attimi, un concentrato di significati vomitati da muri sanguinanti, lasciati in eredità dai simili...murales dopo murales...lotta dopo lotta...sudore dopo sudore...e camminare, andare andare andare andare...cuffie nelle orecchie, ombra dietro e di fianco (davanti sei solita starci tu, o no? Che pure io non scherzo in fatto di maratone ma ho notato che quando camminiamo fianco a fianco procediamo alla stessa andatura) verso il Sole che annega da qualche parte nel mare magari nella valle della Luna...mangiare con le mani con hippies sconosciuti? Of course ;-) Anche in riva al mare. Farò i capricci affinché mi venga accordato il bagnetto al tramonto con un goccio di Vermentino, m'è concesso?...minimo!!!-...tentando di contenere la mia fame di cipolle...scusami, da oggi, per tutte le volte che appesterò la stanza...sono rinomata/rinominata 'il carpentiere'accertato il mio amore incondizionato per il pranzo da manovale (sapessi quanti ne ho preparati!)...in effetti appena staccato mi sono uccisa dalle risate :-) come previsto!!!...morale: l'introspettiva taciturna dice 'sì' all'uomo del monte. Se ci guadagno TE...busso e sto...OH: fino al prossimo giro eh...che tanto, prima o poi, sbanco ;-)

martedì 31 gennaio 2012

Pensieri in semilibertà

Niente foto. Non mi va. Non saprei che foto metterci. O forse sì. Posso fare come Rossana? Scrivere senza punteggiatura, lasciare spazio all'interpretazione? Sconnessamente...ascolto Adele. Immagino. Ballare. Due amanti in strada. Così. In mezzo alla gente, una cuffia per uno e dondolare nel traffico dei passanti. Stupiti.  Non è vero che la gente non si stupisce più di nulla: la gente si sconvolge con poco. Basta guardarla intensamente negli occhi. Lasciarla senza scampo. Ti vedo dentro. Mi vedi dentro? Paura? Lucarelli. Se non Adele, avrei linkato i Metallica probabilmente. Già. Bianco e nero. Come sempre. Una vita sul filo, da brava funambola mi barcameno in una vita che fatico a capire e che stenta a soddisfarmi. O era il contrario? ;-) Stamattina m'han strappato un sorriso tra mille pensieri incazzosi. Oggi pomeriggio ho mangiato 3 cioccolatini, bevuto un cappuccino e divorato 1 fetta di una crostata di ricotta. E starei a dieta. Sfoglio Sale e Pepe e penso che lo stile è ultra migliorato. Addirittura 5 versioni di pasta&fagioli con altrettanti vini (nonché birra!) da abbinare...io adoro pasta e fagioli. Pasta e ceci. Pasta e patate. Riso e lenticchie. La polenta. Non mi piacciono i pizzoccheri: sono amari. Non riesco ad apprezzarli. Qualcuno mi faccia cambiare Idea -c'avrei chiamato una figlia però dopo Scintilla e Lotta- sui pizzoccheri!! Lo prego! Camminare in pantofolone. Mi piacciono le persone che usano l'accappatoio come un vestito, ci girano per casa e ci si ributtano al letto inumidendo le lenzuola. Adoro l'ammorbidente e chi me lo regala perché ho gli asciugamani incartapecoriti che quando ti asciughi pare che fai lo scrub post doccia. ;-) Detesto chi lascia il dentifricio e il bagnoschiuma stappati. Ho comprato 3 kg di arance a 3 euro e penso d'aver fatto un affarone...già sento l'eco 'mò se non te fai la spremuta tutti i giorni queste dopodomani te le dai in faccia!' e mi viene da ridere. Ero carica di buste d'arance. Manco campassi di Bellini o avessi 30 persone a cena cui offrire un aperitivo. Un aperitivo...l'ultimo? Imprevisto, domenica. Con una spremuta. Per forza non le avevo le arance a casa! Ma adesso...potrei farci una guerra. La guerra delle arance. O ci potrei scrivere un libro. Conlacopertinablu. Ché arancione sarebbe scontata! Ho visto la mostra di Mondrian, chiaramente sola. Il Vittoriano scandisce le mie fasi. Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole ed è subito sera. Quasimodo. M'iilumino d'immenso -con un breve moto di sguardi-. Ungaretti. Sguardi. Questa canzone, per la tenerezza dell'immagine che mi si stampa davanti agli occhi ogni volta che l'ascolto, mi rimanda ad una altrettanto bella che sul web non si trova: povere bistrattate Tilt! Capodanno. Un corridoio. Due occhi. No. 4. Una zuppa di lenticchie rosse decorticate. Che palle sempre col cotechino. E via: un po' di fantasia. Molto interessante la versione in cappuccino del Cavoletto con fetta bruscata di panettone...ce lo vedo benissimo il panettone con l'uvetta, i canditi ad accompagnare una salata e grassa fetta di cotechino. Me lo devono togliere dal tavolo il cotechino. A me. A Natale/Capodanno. Potrei mangiarne più d'uno senza sforzo. Piena di pentimento come i coccodrilli ma solo perché potrei non digerire bene. Bicarbonato e si riparte. Un cinghiale. Una pubblicità. Un pennello. Librerie avorio. Ho sporcato una carinissima camicia da notte fumettosa dipingendo la libreria la settimana scorsa. Al diavolo pure le virgole. C'è chi legge centinaia di mie mail scritte così. Chi ballava con me quel capodanno aveva lo stesso pigiama. Lo stesso pigiama della mia camicia da notte. Stilosa. Rossa e nera. L'ho rivisto indosso al coinquilino calabrese di un amico siciliano! Questione di pigiami! Noooooooooooooooooo. Ho esclamato. Freddo eh? Secondo voi nevicherà?

giovedì 19 gennaio 2012

Millefoglie d'insalata


Insalata: lattuga, songino (valerianella)...insomma un tipo delicato...
Mela: fuji...
Altro: petto di pollo scottato in padella, mais, nocciole tritate e nocciole intere, sale, pepe alla creola da macinare. olio evo, aceto di mele (questi ultimi da emulsionare a parte per poi poter condire il piatto)...devo davvero scrivere come ho preparato un'insalata?
..perché risulti (sia?) un millefoglie...occorre solo montar su un pezzo dopo l'altro...non dimenticate, strato dopo strato, di condire/salare... ;-)
La giornata inizia con questa.
 L'assioma: c'è chi ha gli occhi pieni d'odio e l'abitudine di mordere più di quanto possa masticare...
;-))

(Nb: mi scuso preventivamente rispetto alle immagini del video, dati gli ultimi accadimenti potrebbero urtare la sensibilità di qualcuno ma non c'era nessun intento provocatorio. E' puramente un caso, però, poiché la polemica è sempre alle porte, tengo a pecisare che non difetto in buongusto e che nutro il massimo rispetto.)

venerdì 13 gennaio 2012

E ti vengo a cercare

Sottotitolo: @anonimo.
Anonimo, ti rispondo come meglio mi riesce:
attraverso parole non mie!

"Non si dovrebbe dimenticare che lo scopo dell'empatia è comprendere l'altro per poterlo aiutare, e questo non è possibile se si rimane psicologicamente distanti, ma anche se si perde il controllo del proprio coinvolgimento. 
Essenziale per lo sviluppo della capacità ottimale di provare empatia pare la capacità di essere allo stesso tempo distaccato e coinvolto, osservatore e partecipe, oggettivo e soggettivo nei confronti dell'altro. 
Soprattutto l'operatore sociale-sanitario deve consentire che avvengano oscillazioni e passaggi tra questi due tipi di posizione.
Occorre oscillare tra osservazione ed introspezione, tra ciò che passa fuori e ciò che passa dentro di sé.
QUESTO ENTRARE NELLA VITA DELL'ALTRO E TORNARE IN SE', QUESTO OSCILLARE TRA IL PERDERSI NELL'ALTRO E RITROVARE L'ALTRO DENTRO DI SE', 
E' POSSIBILE SOLO SE SI HA UN SALDO SENSO D'IDENTITA'."

Ecco. Mi sa che ho detto tutto. 
Questo è quello che tento di fare per lavoro.

Ché quando la/le fragilità 
sono/si trasformano
nella risorsa
primaria di un essere umano,
quando ciò che è stato ti ha fortificato
attraverso una serie di processi consci e non,
quando la forza,
la volontà,
il coraggio,
la resilienza
 (ovvero 
la capacità di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici,
di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, 
ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, 
senza perdere la propria umanità)
ti hanno 
portato dove sei:
sai che ognuno, potenzialmente, ce la può fare.
Io credo che ciascuno possa ri-uscire
anche se la resilienza non è propria
a tutti
ci sono altre risorse su cui puntare.
E allora ti industri e lotti perché sia così. 
Per tutti.

Persone resilienti sono coloro che 
immerse in circostanze avverse riescono, 
nonostante tutto 
e talvolta 
contro ogni previsione, a fronteggiare efficacemente le contrarietà, 
a dare nuovo slancio alla propria esistenza e perfino a raggiungere mete importanti.

A me interessi tu Anonimo.
Come mi interessano tutti.
Mi interessa perché sei così
e perché non sei in un altro modo.
Perché hai scelto di essere così
e perché hai scelto di non essere diverso da come sei.
E se fossi stato diverso da come sei, mi saresti interessato altrettanto.
E, seppur col filo d'Arianna stretto in pugno,
verrei a vedere i percorsi che hai intrapreso,
sforzandomi, tentando senza avere la presunzione di riuscire, di capire i meccanismi che ti hanno condotto dove sei.
Una full immersion.
Un amico mi ha insegnato che il filo d'Arianna sott'acqua salva la vita.
Lo insegna l'epica prima ancora.
Ma del resto, ripeto:
QUESTO ENTRARE NELLA VITA DELL'ALTRO E TORNARE IN SE', 
QUESTO OSCILLARE TRA IL PERDERSI NELL'ALTRO E RITROVARE L'ALTRO DENTRO DI SE', 
E' POSSIBILE SOLO SE SI HA UN SALDO SENSO D'IDENTITA'.
Quello che ho rinominato in modo profano 'filo d'Arianna'.
 Penso non ci sia qualcosa di strano, di insensato, in questo.
Penso piuttosto che sia stata innavertitamente invertita
la rotta:
questa pigrizia,
quest'aridità rispetto al confronto, al dialogo, con se stessi e con gli altri
mi spaventano.
Mi terrorrizza un mondo che scappa dalla fatica di vivere.
(Invece della compassion fatigue 
rinominata 'il rischio che soggiace ovvero l'insidia',
ne parliamo un'altra volta,ok?!)

E ti vengo a cercare
anche solo per vederti o parlare
perché ho bisogno della tua presenza
per capire meglio la mia essenza.

Questo sentimento popolare
nasce da meccaniche divine
un rapimento mistico e sensuale
mi imprigiona a te.
Dovrei cambiare l'oggetto dei miei desideri
non accontentarmi di piccole gioie quotidiane
fare come un eremita
che rinuncia a sé.
E ti vengo a cercare
con la scusa di doverti parlare
perché mi piace ciò che pensi e che dici
perché in te vedo le mie radici.

Questo secolo ormai alla fine
saturo di parassiti senza dignità
mi spinge solo ad essere migliore
con più volontà.

Emanciparmi dall'incubo delle passioni
cercare l'Uno al di sopra del Bene e del Male
essere un'immagine divina
di questa realtà.
E ti vengo a cercare
perché sto bene con te

perché ho bisogno della tua presenza.
(Posto questa canzone di Battiato cantata da Ferretti
-è una versione che mi piace di più,
molto semplicemente-
anche per il video...ovviamente!)
;-)

PS: per la lettura da consigliarti prendo tempo...sono combattuta...guai a non avere dubbi! 
E poi consigliare un libro, uno solo???, è una responsabilità!
E mò basta che se mi prendo troppo sul serio poi è un guaio! :-))

martedì 10 gennaio 2012

Cavolo. (Cappuccio. Zuppa di)


...non mi sento libera però,
chiudo gli occhi e più non so,
più non so che fare

Se dar retta all’amore,

o fare finta di svendere, tutti i pezzi del mio cuore, scoppiato

Se dar retta all’amore,

o fare finta di svendere,
tutti i pezzi del mio cuore, scoppiato
saltato,
incendiato,
incustodito,
violentato,
rubato,
arrabbiato,
alienato.

Cominciamo il post.

"Cosa significa crescere in un complesso di quattro casermoni, da cui piovono pezzi di balcone e di amianto, in un cortile dove i bambini giocano accanto a ragazzi che spacciano e vecchie che puzzano?
Che genere di visione del mondo ti fai, in un posto dove è normale non andare in vacanza, non andare al cinema, non sapere niente del mondo, non sfogliare il giornale, non leggere i libri, e va bene così?
Loro due, in questo posto, si erano trovate e scelte.
(...)
Pensò che non era convinta né di quello che diceva sua madre, né di quel sbraitava suo fratello, e men che mai delle cazzate del babbuino.
Era convinta del suo cortile, e basta.
Era convinta delle travi, dei piloni, del cemento armato.
A lei piaceva l'architettura di quei cassoni fatti a loculo.
E non invidiava quelli che stavano in centro o nelle villette a schiera:
li ignorava del tutto.
(...)
Uno spiazzo senza uno sputo di verde.
Ci giocavano a calcio, ci spacciavano, ci prendevano il fresco.
Era sempre un bordello, a qualsiasi ora, tranne nei pomeriggid'estate.
Allora assomigliava al deserto, il più arido che si possa immaginare.
Anna ci era nata, ma si rendeva conto che le cartacce, le cicche e a volte le siringhe per terra, erano un brutto segno. 
Che sotto i piloni ci pisciavano tutti: cani, bambini e tossici.
Che c'era una puzza da turarsi il naso. 
Che un uomo che si inietta una dose di eroina nel braccio
o nel collo,
davanti ai bambini non è un bello spettacolo.
Ma sputare su quelle cose era come sputarsi addosso.
E lei, con certi tossici dei palazzi, a volte si fermeva a parlare.
Anna sapeva che nessun uomo è un mostro.
(...)
Prese a leggere le scritte sulla panchina.
Una stratificazione geologica di amori e litigi fra i quali c'erano anche i suoi.
(...)"

 Noi prigionieri, predatori voi.
Il tuo momento dry.
Carezza spray.


"Alle due gli iniziava il turno, e al solo pensiero gli veniva da piangere.
Non aveva le forze di bestemmiare come suo solito, dopo dieci ore di musica assordante, pastichhe e botte.
Si slacciò i jeans, guardò Anna che gli stava di fronte semi nuda.
Non se n'era reso conto che sua sorella era cresciuta, non era più una bambina e si era fatta anche una gran topa.
Se ne accorgeva solo adesso, in mezzo ai rigurgiti delle anfetamine.
E nel casino che era la sua famiglia, con quel padre di merda, a sua sorella d'ora in poi avrebbe dovuto pensarci lui.
Fu il pensiero di un attimo.
Giusto il tempo di togliersi gli anfibi dai piedi e di scaraventarli dall'altra parte della stanza. 
Crollò sul letto in mutande.
Hai 5 ore di tempo per dormire, farti la barba, farti una canna, e poi: lo spasso del carroponte!
Si lasciò cadere di pancia con il grande corpo abbronzato, temprato dall'acciaio
in un tonfo da cadavere.
Anna tirò giù la tapparella, accese il ventilatore che faceva già caldo da morire.
Rimase anche lei a torso nudo, sospesa, a guardare il suo lettino rosa e la grande schiena di suo fratello sull'altro letto.
La mamma continuava a urlare, là fuori, sbatteva tutte le porte.
Forse non è il caso, si disse, non va più bene. 
Ma poi scacciò con la mano quel pensiero-zanzara.
Sì, rise.
E si catapultò sul letto di Alessio. Gli si andò a cacciare di lato, con la testa incastonata sotto l'ascella, il naso appiccicato alla pelle.
Quello era il corpo di suo fratello: il suo scoglio.
E a volte ci si abbarbicava sopra, proprio come una tellina.
 I due rimasero così, incastrati una contro l'altro, sulletto disfatto da sempre, il materasso sfondato a una piazza.
Si abbracciarono nonostante ilcaldo e la luce che filtrava dalle persiane, e piombarono nel sonno.
(...)
Prima di addormentarsi, accarezzò a lungo i capelli dell'uomo che aveva sposato e che nessun altro, ne ora ne mai -purtroppo- avrebbe potuto sostituire.
In realtà stava pensando seriemente al divorzio.
Aveva la responsabilità dei suoi figli, della casa, delle cose concrete della vita.
Se la sentiva tutta sulle spalle, la responsabilità.
Avrebbe chiesto la separazione senza aspettare troppo.
Senza negare, almeno questa notte, il sentimento che nonostante tutto provava per quell'uomo.
Si lasciò affondare nel cuscino.
Avrebbe chiesto la separazione. Così non poteva più andare avanti.
Chiuse le palpebre.
Fuori gli schiamazzi ferivano il silenzio della notte.
Un clacson, un auto che passa a velocità folle.
Sarebbe bello poter azzerare tutto.
Avere ancora nove o dieci vite davanti.
Le venne in mente suo padre: un uomo medagliato dal Presidente della Repubblica, un eroe della Resistenza, uno che aveva lavorato per tutta una vita, che ci aveva perso una gamba nella fabbrica dove suo marito era stato licenziato. 
Ritornò con la mente a quella famosa notte di Ferragosto, più di vent'anni prima, nella pineta di Follonica: era lì che aveva incontrato Arturo la prima volta.
E lo aveva capito subito da come si attegiava, da come si accendeva la sigaretta e parlava di imprese fantasmagoriche, che quello era un uomo inconcludente.
Sandra pensò che ci sono cose che non decidi tu.
Che decide il Capitalismo Mondiale, la Storia delle Nazioni, la Repubblica Italiana al posto tuo.
E poi ci sono cose che decidi tu.
Che dipendono soltanto da te.
E' quello che fai, è quello che hai scelto di essere.
Uno, se è nato dove sono nata io, può fare il ladro o l'operaio, lavorare al banco delle gastronomia della Coop o prostituirsi.
Uno può scegliere di pensare con la proria testa, può votare x o y.
Può leggere "La Repubblica" o gurdare un reality show. 
Infine, ci sono le cose che non decide nessuno.
Come adesso che sto qui sotto le lenzuola, con quest'uomo che mi ha sempre fatta dannare, 
ed io lo abbraccio e mi sento a casa, mi sento nella terra, e domani, lo giuro, telefono all'avvocato.
Giuro che lo faccio.Le cose che sono e le cose che vorrei essere."


In tutto questo vorrei poter dire che è farina del mio sacco invece è dell'Avallone.
Il link è in rosso.
Il titolo del libro anche.

Se vi sono piaciuti perfino i Macrobiotics, potete leggere qualcosina qui.

Ed ora veniamo alla zuppa.
1 cavolo cappuccio: bollitelo in acqua per un po' mantenendone la croccantezza.
Tagliatelo poi a listarelle ed unite 2 cipolle: 1 bianca ed 1 dorata.
Fate cuocere gli ortaggi nel brodo di pollo.
Frullate nel blender fino ad ottenere una vellutata...
mettete a bruscare il pane e cospargetelo con la colatura di alici.
Impiattate...affondate i crostini nella vellutata...aggiungete dell'olio evo a crudo e pepe nero fresco di macinino...se volete...
...buonanotte... :-)
(Ps: un ringraziamento a Dardadì cui ho chiesto di dettare le parti del brano della Avallone che ho riportato, altrimenti avrei impiegato il triplo del tempo!
Pps: grazie Simo per la mail. Di 'Acciaio', che mi dici?)



venerdì 6 gennaio 2012

Minicakes cioccolato, banane e nocciole


...tutte le divinità che hanno fissato la loro dimora vicino ai luoghi abitati dagli esseri umani sembra che abbiano sembianze pensate per incutere terrore.
Sguardo folgorante, zanne, corpi colorati di rosso, armi in mano.
Non c'è dubbio che siano così in parte per proteggere se stessi. 
Io, però, più che per questo, penso che il loro aspetto serva per mettere alla prova i nostri cuori.
Perché solo chi è in grado di vedere al di là delle apparenze può venire toccato dalla potenza delle loro anime delicate.
In principio i bambini provano una paura sincera di fronte a quelle sembianze, poi,con altrettanta spontaneità, col tempo imparano ad accettare le divinità per quello che sono. 
Anche Hajime portava in sé qualcosa del genere, qualcosa di magico e di sacro.
Chissà come mai sono riuscita ad entrare nel suo mondo con tanta naturalezza, nonostante non fossi più una bambina.
Quando conosciamo persone nuove, tutto sommato non credo che prestiamo molta attenzione al volto.
Credo piuttosto che le guardiamo nell'animo.
L'atmosfera che emanano, la voce, l'odore...percepiamo una combinazione di tutte queste cose.
Hajime aveva un animo tutto d'un pezzo.
Di solito c'è sempre un che di ambiguo nell'impressione lasciata dalla gente, Hajime, invece, comunicava una grande risolutezza, con un sottile barlume di malinconia. 
Era stata la sua forza a colpirmi. 
Mentirei se dicessi che non sono rimasta turbata la prima volta che l'ho vista.

 Scusate: è che Banana è sempre Banana...per me. :-)
Tra l'altro, dopo aver cominciato un post con una citazione, l'incipit proprio, di un libro della Yoshimoto (Il coperchio del mare) sorrido rendendomi conto del nesso -non voluto ché non c'è stato di niente di razionalmente pensato!- con la ricetta di quest'oggi (me lo ricordo eccome che ho un blog di cucina!!) che prevede l'uso delle banane!!
L'inconscio gioca brutti scherzi!!! ;-)

L'occorrente:
- 3 banane schiacciate
-180 gr di zucchero bianco
-180 gr di farina '00'
-1 bustina di lievito
-2 uova sbattute
-3 cucchiai di olio evo
-1/4 di tazza di latte
-1 etto di gocce di cioccolata
-100 gr di nocciole tritate

Preparazione:

Mescolate banane e zucchero in una terrina poi aggiungete farina setacciata col lievito, uova, olio e latte.
Amalgamate il composto prima di versarvi gocce di cioccolata e nocciole tritate continuando a lavorare con un mestolo di legno.
Infine versare il tutto nello stampo da cake ed infornare in forno già caldo a 180°, lasciando cuocere una cinquantina di minuti.
Da servire tiepido meglio se accompagnato con panna!

Ti renderò più facile decidere
cio' che e' inevitabile

DESTINATI A PERDERSI
IN SPAZI TROPPO PICCOLI
IN PEZZI CHE NON PUOI
RIAPPICCICARE
 

Hello hello, amore mio  
Ti sto aspettando ma mi avvio
Il pavimento sotto di me... cigola

Mi renderò partecipe
e farò ciò che è indispensabile
 

E RITROVARSI STUPIDI
SPENTI E POCO UTILI
TRASCINANDOSI...
LE GAMBE TREMANO
DESTINATI A SCIVOLARE
IN UN VUOTO CHE FA MALE
IN PEZZI CHE NON PUOI RIAPPICCICARE