sabato 23 gennaio 2010

Minimuffin al sesamo nero e piselli


Tra un chicchiricchì e l'altro mi arriva un messaggio di Mab: "...su Venerdì c'è un articolo su All'oro...ritardatari!"
Sorella scusa la citazione ma il tuo messaggio mi ha resa euforica! Mica per niente...ci vedo lungo!
Così, ne approfitto per ripostare qua sotto quello che scrissi almeno un anno fa su di loro...

"Chiudo gli occhi e cerco di entrare.
Sono fuori, guardo all'interno attraverso la porta a vetri ed intravedo la piccola sala.
"All'oro". "Però" mi dico, "piccino, raccolto, manca forse d'intimità". In questo senso non mi son ricreduta però va benissimo così com'è. Ciò che conta è altro.
Conversando col maitre-sommelier alla fine ho scoperto che quello prima era un bar: anzi era IL bar "dove si andava per conoscere le ragazze", non credo sullo stile del bar Margherita ma comunque un bel punto di raccolta per i giovani nei paraggi.
Riccardo, lo chef, è un uomo cordiale, presente e gentilissimo, molto attento e composto. La sua disponibilità e l'inclinazione al sorriso mi hanno favorevolmente colpita.
Il resto è venuto dalla sua creatività e dalle sue mani.
Speriamo la stellina arrivi presto per lui.
Allora, facendo un conto, ho mangiato più d'una decina di portate. Aperitivo: creme brulée cacio e pepe. Già la serata prendeva la giusta piega. "Se cominciamo così, cominciamo bene".
Tre gli antipasti: il bollito di manzo con parmigiano, farina di capperi e cipolla rossa di Tropea poi tiramisù di patate e baccalà con lardo di cinta senese ed infine il piatto forte del locale il "rocher" di coda alla vaccinara con gelée di sedano. Perché rocher? Perché la portata si compone di due polpettine di coda macinata lavorata con mandorle, credo, al punto da sembrare dei piccoli ferrero immersi in un sugo eccezionalmente pepato e saporito con una goccina di gelée di sedano a decorazione del piatto. Sebbene mi sia molto piaciuto, così come il tiramisù, è il bollito tra i tre quello che mi ha conquistata.
Poi, è stata la volta dei primi: spaghetti ajo e ajo con crema di ciambella a zampa, acciughe e finocchietto poi raviolini di mascarpone con ragù d'anatra e riduzione di vino rosso, infine gnocchi ripieni al ciauscolo con fonduta di formaggio erborinato e mosto d'una fragola.
Eh, bella lotta anche qui...ma bisogna sempre scegliere per forza un preferito? Io li ho preferiti tutti!! :-))
Gli gnocchi, deliziosi, forse un po' "aggressive" visto l'utilizzo di ciauscolo e gorgonzola, comunque un connubio perfetto oserei dire!
I raviolini accompagnati da quel ragù d'anatra sembravano parlare, forse però...e qui stupirò qualcuno...ho apprezzato più degli altri gli spaghetti, per quanto la pasta non fosse stata salata. E per dirlo io che il sale lo frullerei dalla finestra...come dire...era una mancanza fin troppo evidente. Alla prima forchettata, quella senza condimento, ci siamo guardati tutti con lo stesso pensiero. Poi ragionando forse è stata una scelta ponderata del cuoco, non gliel'abbiamo domandato alla fine se era per via delle acciughe, comunque me ne ricordo perfettamente il sapore. Ottimo.
E' stato un viaggio sensoriale difficile da dimenticare.
I secondi: una lotta all'ultimo sangue. Hanno vinto loro e su tutti ha trionfato "la quaglia. petto farcito e coscia laccata con miele e n'duja" tengo a precisare che il petto farcito era il petto adagiato su un purè di patate grasso al massimo, o era carico di burro o era carico di strutto...non ho osato chiedere. Non c'avrei dormito, fortuna che era poco più d'una cucchiaiata...troppo gustoso per essere qualcosa di magro, si sentiva la porosità sulla lingua e no, non era una questione di patate...era grasso, un grasso divino. Upside down.
E che dire della guanciola di manzo brasata, con mantecato di castagne, con zenzero candito e spuma di pan di spezie??? Noooo, la spuma di pan di spezie: mi ero già arrendevolmente piegata a tanta bontà quando mi arriva 'sta meraviglia. Mi son detta proprio sconfitta, una delle poche volte che il gusto mi ha tradita. Stregata. A parte che lo zenzero per me ha un valore molto alto nella scala dei piaceri del palato, però quella morbidezza delle carni era troppo...ci mancava giusto quel bicchierino di spuma alla cannella, oddio io amo la cannella. AMO la cannella. Da ieri l'amo anche di più.
Poi è arrivato l'omaggio dello chef...non credo di aver mai ricevuto un omaggio così!
...l'omaggio? ...sentite qua...maialino da latte cotto a bassa temperatura con composta di mele, lime candito e salsa alla senape. Una roba da vertigine, a parte il profumo che ogni piatto sprigionava...ma questo mi ha riportato indietro nel tempo in un sacco di posti...davanti a Ciucciarelli a prendere la porchetta, a casa a fare la torta con composta di mele, a comprare la senape di Digione, a casa di mia madre a rigirarmi i lime tra mani pensando "come li uso...che m'invento?..". Ho pensato: è bravo, 'sto riccardo ci sa davvero fare. E se non sarà prima sarà poi...questo la stella se la prende, ha imboccato la strada giusta.
La conferma mi arriva col dolce.
Una torta della nonna che così non l'avevo mai mangiata prima: una salsa di ricotta a specchio con questa tortina adagiata sopra..."una sucrée fatta con una precisione da applauso" penso. Riccardo passa lì e glielo domando. "Frolla" mi risponde, "come Dio comanda, no va bhè come io penso sia la frolla. E' la mia idea di frolla". Umile e bravo. C'ero lo zucchero a velo, non gliel'ho manco chiesto, era scontato, col semolato una scioglievolezza così non l'avrebbe mai ottenuta, né lui né altri. Croccante il primo secondo, al secondo già s'era sciolta, al terzo era un tutt'uno con la crema ancora tiepida ed i pinoli. Se non fossi rimasta colpita non la descriverei con tanta dovizia di particolari.
La vorrei linkare un'altra canzone ma Upside down è un'ossessione per me, è proprio la disco anni '80 che mi trascina nelle danze...l'ascolto da un'ora e non smetto...da denuncia se non fosse che il volume è basso. A malapena la sentirà Mia di là in camera!
Non mi hanno entusiasmata invece i ravioli di cioccolato con banane, cocco, olio e sale ma sarebbe stato impossibile per qualsiasi dolce poter concorrere con la torta della nonna a modo suo. Non c'era gara. Le bollicine...oddio...vista fine della prima bottiglia...ci sarebbe da parlarne...me lo farò ripetere da Claudio, è lui l'esperto, poi lo aggiungo al post...scusate ma al momento ho un vuoto.
E tanto sonno, forse una doccia riuscirà laddove il caffè ha fallito...buona giornata a tutti! :-))Dimenticavo...un sogno sentirsi come Lei."


Torniamo a noi...di questi minimuffins ho fatto due versioni, quella per vegetariani e quella per gli altri, un bel po' di tempo fa...in effetti è una ricetta già postata nel vecchio amato blog del quale ho deciso di salvare il meglio poiché il resto non sarà più visualizzabile. Se vi sembrerà di avere delle reminiscenze sappiate che...è proprio così! Alternerò nuove preparazioni a vecchie creazioni anche perchè lasciar cadere nel dimenticatoio quanto di buono c'era in ZuccaEroSmarino mi sembra proprio una cattiveria!...già ho perso GRAN parte dei sostenitori... :-((
Allora...la prima metà di questi muffin vede prender corpo lo sposalizio piselli/sesamo nero, la seconda metà ha in sé anche dei dadini di lonza. La ricetta che mi ha ispirata si trova sul solito dei libro dei cake della Chovancova, la cui traduzione è...pensate un po'?...del Cavoletto!

Ingredienti per i minimuffins (me ne sono venuti 22, le dosi sono per un cake):
-180 gr di farina
-3 uova
-100 ml di latte parzialmente scremato
-100 ml di olio di arachidi
-100 gr di parmigiano
-150 gr di piselli (surgelati senza scongelarli, io però li avevo già scongelati ed il risultato è stato comunque perfetto)
-1 manciata di foglie di coriandolo fresco (che non avevo aihmé)
-2 cucchiai di sesamo nero
-1/2 bustina di lievito per torte salate
-sale, pepe di macinino
-lonza 1 trancio da 1 etto (l'uso è facoltativo e la quantità variabile, fate voi)

Preparazione:
1) Scaldare il forno a 180°. Far tostare i semi di sesamo nero in una padella antiaderente senza aggiungere grassi e tritare il coriandolo grossolanamente.
2) Imburrare ed infarinare gli stampini da muffin o minimuffin o ricoprite di carta forno quelloda cake poi in un'insalatiera sbattere uova, latte, olio. Aggiungere farina e lievito passati al setaccio, il parmigiano, il sesamo tostato, il coriandolo, i piselli ela lonza tagliata a dadini se ce la volete mettere. Salate e pepate...occhio al sale se all'ultimo avete optato per l'aggiunta della lonza!
3) Versate l'impasto nello stampo ed infornate subito. Fate cuocere il cake tre quarti d'ora, anche 50 minuti. Per muffins e minimuffins...doratura e prova coltello sono consigliati!!!

2 commenti:

  1. Titolo:"Premio per il miglior pasto del 2009 allo chef che osa,ma senza strafare".Contenuto:più o meno-a parte notizie su formazione dello chef,brigata di cucina,ecc-coincidentissimo con la tua recensione,a tratti pare copiato!Conclusione:"..una festa,un piacere prolungato,una gran gioia."Ah,che te ne pare?Io andrebbe a battergli una cena....Però,potremmo andare ad offrircene una io e te.no?Ciao Mab

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  2. :-))Della serie "...non indurmi in tentazione, sono capace di trovare la via da sola!!" Magari la prossima volta che vieni a Roma ci facciamo un salto! ;-) Gli ho lasciato la mail quella sera e continuano a scrivermi ogni volta che organizzano una serata particolare, a volte per esempio sono i clienti che scelgono quale vino portare da abbinare alle loro preparazioni, altre ci sono "menù fissi" ad un prezzo prestabilito...quand'è così si aggira sulla 50ina a testa.E'caro ma è vero pure che si mangia -e si beve- divinamente e non poi non ci si abbuffa, il ché è fondamentale poiché certi sapori son talmente particolari, altri speziati, altri insoliti che porzioni più grandi forse potrebbero perfino disturbare...e poi io son dell'idea che bisogna concentrarsi quando si mangia. Il pasto richiede un enorme sforzo in questo senso: ogni pietanza va assaporata, la lingua deve esplorare forme e sapori, riconoscerli o stupirsene, presentarsi loro con umiltà e con voglia ma senza foga. Detesto chi trangugia cibi senza neppure sapere cosa sta masticando, ammesso e non concesso che mastichi, del resto, come sosteneva La Farge...l'uso completo del gusto è un atto di genialità.

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