martedì 10 gennaio 2012

Cavolo. (Cappuccio. Zuppa di)


...non mi sento libera però,
chiudo gli occhi e più non so,
più non so che fare

Se dar retta all’amore,

o fare finta di svendere, tutti i pezzi del mio cuore, scoppiato

Se dar retta all’amore,

o fare finta di svendere,
tutti i pezzi del mio cuore, scoppiato
saltato,
incendiato,
incustodito,
violentato,
rubato,
arrabbiato,
alienato.

Cominciamo il post.

"Cosa significa crescere in un complesso di quattro casermoni, da cui piovono pezzi di balcone e di amianto, in un cortile dove i bambini giocano accanto a ragazzi che spacciano e vecchie che puzzano?
Che genere di visione del mondo ti fai, in un posto dove è normale non andare in vacanza, non andare al cinema, non sapere niente del mondo, non sfogliare il giornale, non leggere i libri, e va bene così?
Loro due, in questo posto, si erano trovate e scelte.
(...)
Pensò che non era convinta né di quello che diceva sua madre, né di quel sbraitava suo fratello, e men che mai delle cazzate del babbuino.
Era convinta del suo cortile, e basta.
Era convinta delle travi, dei piloni, del cemento armato.
A lei piaceva l'architettura di quei cassoni fatti a loculo.
E non invidiava quelli che stavano in centro o nelle villette a schiera:
li ignorava del tutto.
(...)
Uno spiazzo senza uno sputo di verde.
Ci giocavano a calcio, ci spacciavano, ci prendevano il fresco.
Era sempre un bordello, a qualsiasi ora, tranne nei pomeriggid'estate.
Allora assomigliava al deserto, il più arido che si possa immaginare.
Anna ci era nata, ma si rendeva conto che le cartacce, le cicche e a volte le siringhe per terra, erano un brutto segno. 
Che sotto i piloni ci pisciavano tutti: cani, bambini e tossici.
Che c'era una puzza da turarsi il naso. 
Che un uomo che si inietta una dose di eroina nel braccio
o nel collo,
davanti ai bambini non è un bello spettacolo.
Ma sputare su quelle cose era come sputarsi addosso.
E lei, con certi tossici dei palazzi, a volte si fermeva a parlare.
Anna sapeva che nessun uomo è un mostro.
(...)
Prese a leggere le scritte sulla panchina.
Una stratificazione geologica di amori e litigi fra i quali c'erano anche i suoi.
(...)"

 Noi prigionieri, predatori voi.
Il tuo momento dry.
Carezza spray.


"Alle due gli iniziava il turno, e al solo pensiero gli veniva da piangere.
Non aveva le forze di bestemmiare come suo solito, dopo dieci ore di musica assordante, pastichhe e botte.
Si slacciò i jeans, guardò Anna che gli stava di fronte semi nuda.
Non se n'era reso conto che sua sorella era cresciuta, non era più una bambina e si era fatta anche una gran topa.
Se ne accorgeva solo adesso, in mezzo ai rigurgiti delle anfetamine.
E nel casino che era la sua famiglia, con quel padre di merda, a sua sorella d'ora in poi avrebbe dovuto pensarci lui.
Fu il pensiero di un attimo.
Giusto il tempo di togliersi gli anfibi dai piedi e di scaraventarli dall'altra parte della stanza. 
Crollò sul letto in mutande.
Hai 5 ore di tempo per dormire, farti la barba, farti una canna, e poi: lo spasso del carroponte!
Si lasciò cadere di pancia con il grande corpo abbronzato, temprato dall'acciaio
in un tonfo da cadavere.
Anna tirò giù la tapparella, accese il ventilatore che faceva già caldo da morire.
Rimase anche lei a torso nudo, sospesa, a guardare il suo lettino rosa e la grande schiena di suo fratello sull'altro letto.
La mamma continuava a urlare, là fuori, sbatteva tutte le porte.
Forse non è il caso, si disse, non va più bene. 
Ma poi scacciò con la mano quel pensiero-zanzara.
Sì, rise.
E si catapultò sul letto di Alessio. Gli si andò a cacciare di lato, con la testa incastonata sotto l'ascella, il naso appiccicato alla pelle.
Quello era il corpo di suo fratello: il suo scoglio.
E a volte ci si abbarbicava sopra, proprio come una tellina.
 I due rimasero così, incastrati una contro l'altro, sulletto disfatto da sempre, il materasso sfondato a una piazza.
Si abbracciarono nonostante ilcaldo e la luce che filtrava dalle persiane, e piombarono nel sonno.
(...)
Prima di addormentarsi, accarezzò a lungo i capelli dell'uomo che aveva sposato e che nessun altro, ne ora ne mai -purtroppo- avrebbe potuto sostituire.
In realtà stava pensando seriemente al divorzio.
Aveva la responsabilità dei suoi figli, della casa, delle cose concrete della vita.
Se la sentiva tutta sulle spalle, la responsabilità.
Avrebbe chiesto la separazione senza aspettare troppo.
Senza negare, almeno questa notte, il sentimento che nonostante tutto provava per quell'uomo.
Si lasciò affondare nel cuscino.
Avrebbe chiesto la separazione. Così non poteva più andare avanti.
Chiuse le palpebre.
Fuori gli schiamazzi ferivano il silenzio della notte.
Un clacson, un auto che passa a velocità folle.
Sarebbe bello poter azzerare tutto.
Avere ancora nove o dieci vite davanti.
Le venne in mente suo padre: un uomo medagliato dal Presidente della Repubblica, un eroe della Resistenza, uno che aveva lavorato per tutta una vita, che ci aveva perso una gamba nella fabbrica dove suo marito era stato licenziato. 
Ritornò con la mente a quella famosa notte di Ferragosto, più di vent'anni prima, nella pineta di Follonica: era lì che aveva incontrato Arturo la prima volta.
E lo aveva capito subito da come si attegiava, da come si accendeva la sigaretta e parlava di imprese fantasmagoriche, che quello era un uomo inconcludente.
Sandra pensò che ci sono cose che non decidi tu.
Che decide il Capitalismo Mondiale, la Storia delle Nazioni, la Repubblica Italiana al posto tuo.
E poi ci sono cose che decidi tu.
Che dipendono soltanto da te.
E' quello che fai, è quello che hai scelto di essere.
Uno, se è nato dove sono nata io, può fare il ladro o l'operaio, lavorare al banco delle gastronomia della Coop o prostituirsi.
Uno può scegliere di pensare con la proria testa, può votare x o y.
Può leggere "La Repubblica" o gurdare un reality show. 
Infine, ci sono le cose che non decide nessuno.
Come adesso che sto qui sotto le lenzuola, con quest'uomo che mi ha sempre fatta dannare, 
ed io lo abbraccio e mi sento a casa, mi sento nella terra, e domani, lo giuro, telefono all'avvocato.
Giuro che lo faccio.Le cose che sono e le cose che vorrei essere."


In tutto questo vorrei poter dire che è farina del mio sacco invece è dell'Avallone.
Il link è in rosso.
Il titolo del libro anche.

Se vi sono piaciuti perfino i Macrobiotics, potete leggere qualcosina qui.

Ed ora veniamo alla zuppa.
1 cavolo cappuccio: bollitelo in acqua per un po' mantenendone la croccantezza.
Tagliatelo poi a listarelle ed unite 2 cipolle: 1 bianca ed 1 dorata.
Fate cuocere gli ortaggi nel brodo di pollo.
Frullate nel blender fino ad ottenere una vellutata...
mettete a bruscare il pane e cospargetelo con la colatura di alici.
Impiattate...affondate i crostini nella vellutata...aggiungete dell'olio evo a crudo e pepe nero fresco di macinino...se volete...
...buonanotte... :-)
(Ps: un ringraziamento a Dardadì cui ho chiesto di dettare le parti del brano della Avallone che ho riportato, altrimenti avrei impiegato il triplo del tempo!
Pps: grazie Simo per la mail. Di 'Acciaio', che mi dici?)



7 commenti:

  1. CONSIGLIO DI VEDERE MIDNIGHT IN PARIS...
    SE NON L'HAI GIA' FATTO NE VALE LA PENA..

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  2. Caldo, spiaggia, cemento armato, sudore, padri in canottiera, residui industriali, cocaina, malavita, altro sudore, amicizia, gelosia, iniziazioni sessuali, altiforni e ancora sudore.
    Ammetto di averlo sottovalutato..sarà che il mio romanocentrismo mi ha fatto pensare cosa sarà mai questa livorno in confronto a quello che vivo leggo e sento...??
    invece mi è piaciuto, forzato in alcune parti..ma nello spechifico dell'argomento tu ne sai più di me...
    quindi mi astengo..e attendo il tuo di giudizio...

    Simone

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  3. @anonimo: visto! Mi è moooolto piaciuto. Sono andata con due colleghe, al termine del film ci siamo ritrovate ad alzare la media dell'età notevolmente in/out in verità da un pub che non aveva praticamente nulla da offrire: ci siamo salvate con una Menabrea, una cioccolata, un cappuccino decaffeinato, pasticcini, salatini...bevuto e mangiato tutto fino all'una in preda alle mie crisi professionali. Ho attaccato un mostro a due donne che adoro, due bravissime colleghe che stimo, chiedendo loro di farmi una sorta di supervisione notturna...a mezzanotte proprio, ché altrimenti non c'avrei dormito. E lo hanno fatto: mi sono state ad ascoltare, quindi, colgo l'occasione per ringraziarle pubblicamente sottoscrivendo l'impegno di non affrontare l'argomento 'lavoro' alla prossima uscita. Giuro! Rispetto al film che dire...Allen lo amo, le musiche parlano da sole, la fotografia...bhè...siamo a Parigi: l'altro posto in cui vivrei se non avessi un cordone ombelicale con Roma...le fumose atmosfere degli anni '20...in più sono figlia di un pittore che ad 8 anni mi portava per mostre, sono cresciuta con l'odore degli oli e dell'acquaragia in casa, tra tavolozze e pennelli. Amo la letteratura, oggi mi sono regalata 'Teorema' di Pasolini mentre cercavo 'memorie dal sottosuolo'. Durante la visione del film mi sono emozionata ad ogni nuovo incontro...di là ho una copia del ritratto di Gertrude Stein.....lo rivedrei altre 5 volte...sure!

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    1. ERO QUASI SICURO CHE LO AVEVI VISTO.. E CHE TI SAREBBE PIACIUTO... CHE LAVORO FAI?
      ORA CONSIGLIAMI UN LIBRO...

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  4. @Simo: ...oggi sono passata alla Mondadori, ho salutato Chicca, mi ha chiesto di te. L'acquistone PPP l'ho fatto là ed ho ordinato Dostoevskij. Del primo devo trovare il film. Del '68. Ho fame. Ho fame di leggere, di crescere, di sapere, di scoprire e di confrontarmi con chi ne sa più di me -non ci vuole molto ad onor del vero!-...ma tu sai cosa intendo.
    Riguardo la costruzione del post forse è corretto dire che:
    -ho postato due fotografie dello stesso 'oggetto' preso da due angolazioni e con fuochi diversi. Come possono essere le visuali di due persone, nella fattispecie di Anna, la figlia e di Sandra, la madre;
    -il tema, le parole della canzone che mi hai fatto scoprire tu -e di cui ho inserito stralcio del testo e link video ad inizio post- potrebbero appartenere a due donne di diverse generazioni, come la madre così alla figlia;
    -la cover della Nannini fatta dai Macrobiotics intendeva enfattizzare alcuni aspetti (atteggiamenti?) che non penso vadano ulteriormente trattati -Alessio, figlio di Sandra, fratello di Anna, lavora in fabbrica ma vota Berlusconi, vuole la golf gt e indossa rayban e di notte va a far razzie di rame-.

    Infine la scelta. Scegliere cosa essere, cosa no, quale direzione prendere, quale no. Alle volte però c'è un agente terzo che decide. Oppure nessuno. E con questo tutti i giorni bisogna farci i conti. Forse posterò altri pezzi del libro man mano che leggo. In alcuni punti sembra ripetitivo. O forzato, come dici tu. Ma è pieno di donne che vivono realtà simili. Che stendono le lenzuola, trentenni con corpi affaticati. Giovani vecchie, provate. Gobbe e sole. Terrorizzate. Violentate. Tumefatte. Come ci racconta la Mazzucco, ad esempio. No? Con uno, centomila Cristiano che vanno a rame ed ascoltano il figlio -che non vedono se non nel cortile del casermone al rientro dal nido che sò con l'ex suocera? Ipotizzo eh...- fuori della porta dell'ex ragazza messa incinta l'anno prima e già dimenticata. Ma siamo sicuri che l'abbia dimenticata? Non quel Cristiano, magari un altro...In un pezzo si dice che è pieno di bellissime ragazze che frequentano i locali ma è vero anche che negli occhi di quelle ventenni già madri, struccate,semplici e sfatte, in tuta da discount, con licenza media ché fare la commessa o pulire il pavimento delle mense sarebbe la svolta della vita che consentirebbe di portare a casa due lire, c'è qualcosa di meraviglioso, di potentissimo. Io incontro occhi così, quasi mi ci perdo, fatico per non affogarci, e quegli occhi ti distruggono l'animo, ti seducono, ti ammaliano, ti scompensano, ti fanno sentire che l'essere umano è grande, è immenso, fragilissimo ma che la resilienza, la capacità di adattarsi, di industriarsi, di tirarsi su le maniche e combattere per i propri figli è qualcosa che ci appartiene, è guerra, è farcela per forza perché non può essere altrimenti. Come te lo spiego? Dovresti essere una mosca. O conoscerle. Queste persone meravigliose che sono, con tutti i loro sbagli -chi può definirli tali poi?-, con tutte le loro scelte e quelle non loro e quelle di nessuno ché alle volte cazzo va così, con tutte le mancanze, con tutto quello che gli è stato negato e che tentano al contrario di garantire ai figli. Hai visto, ne parlavamo, "la nostra vita" con Germano e la Ragonese -le cui imperfezioni tanto ami e anche io!:-)-. Ci siamo scritti in proposito, non mi vorrei ripetere ma questo è un altro canale ed è sempre bene condividere, ti pare? :-) Ad un certo punto, incapace di accompagnare i figli verso una sana elaborazione del lutto della madre, Germano tenta di colmare un immenso vuoto attraverso l'acquisto compulsivo di un sacco di giochi ai due bambini: la minimoto, la consolle di ultima generazione...e per permetterselo si inguaia...quante storie analoghe...

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  5. Non ve lo so dire quello che sento dentro ad ogni parola che ascolto, quello che ti si muove, nello stomaco, nel petto. Forse Pasolini, forse Fabrizio De André...hanno usato parole per esprimere quel che è, quel che appare, quel che si sente, ch'io non sono in grado nemmeno di articolare...
    Conoscete the great gig in the sky dei Pink Floyd? Bhè, io vorrei fare come Clare Torry e spaccare, fratturare qualcosa di invisibile, qualcosa di viscerale in ognuno...
    Flaviano, se ci sei, ovunque sei, con parole tue o prese in prestito, puoi aiutarmi ad esprimere questa bestia? E' morto Vincenzo. Vincenzo il giardiniere. Stamattina volevo scappare, rintanarmi in una angolo, sparire e vomitare. Volevo piangere: non ce l'ho fatta. Strano eh? Io che con te piangevo sempre. Non riesco nemmeno a scriverti per mail. Ho guardato lì, dove una qualsiasi altra mattina avrei trovato i giornali. Oggi, non c'erano.

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  6. Ps: e poi prometto che ho finito, tanto valeva se no scriverne un altro di post! Per rispondere a chi me l'ha chiesto (ovvio?): rispetto a 'credi davvero' di Vasco...bhè io...credo fermamente che non sono gli uomini a tradire bensì i loro guai. E per uomini intendo individui. E forse è proprio per questo mio credo che sono diversa, c'è sempre l'eccezione no?, perché ho scoperto di volta in volta, il valore della sconfitta. Ché perdere fa un gran bene. Forse fa anche meglio. Ed è per questo, un leitmotiv per me ormai, che dico spesso, sorridendo, che 'ci sto a perdere'. Sono una che sta sempre in gioco, e perdo, perdo, perdo, perdo...e ne sorrido. Ho imparato che alle volte va così... ;-)

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