martedì 4 ottobre 2011

She came back wearing a smile


Who said three is a crowd
We better get it on the go.

(...inevitabile pensare a lui...)

Del resto un uomo che guarda il muro è solo un uomo che guarda il muro
ma due uomini che guardano il muro 
è il principio di un'evasione...

                                                    

5 commenti:

  1. Guardare in silenzio le labbra, i capelli, le mani di Aidi alla luce di quella candela, era un'emozione maesosa come sdraiarsi sui binari e fermare una locomotiva con la sola forza delle gambe o nuotare in apnea, per ore, in un mare -perdonatelo- di tè fresco alla pèsca. Ma di tutto questo, il vecchio Alex si sarebbe accorto più tardi, poiché in quei giorni sentiva solo un misto portentoso di felicità e inquietudine mai provato prima. Aidi gli sembrava una fata luminosa e un'Entità imperscrutabile.

    Alex D. o "vecchio Alex"

    Essendo... un gran romanzo!!!

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  2. A XXXXX, grande città, le persone che passano per le vie non si conoscono. Al vedersi immaginano mille cose l'uno dell'altro, gli incontri che potrebbero avvenire tra loro, le conversazioni, le sorprese, le carezze, i morsi. Ma nessuno saluta nessuno, gli sguardi s'incrociano per un secondo e poi sfuggono, cercando altri sguardi, non si fermano.
    Passa una ragazza che fa girare un parasole appoggiato alla spalla, e anche un poco il tondo delle anche. Passa una signora nerovestita che dimostra tutti i suoi anni, con gli occhi inquieti sotto il velo e le labbra tremanti. Passa un gigante tatuato; un uomo giovane coi capelli bianchi; una nana; due gemele vestite di corallo. Qualcosa corre tra loro, uno scambiarsi di sguardi come linee che collegano una figura all'altra e disegnano frecce, stelle, triangoli finché tutte le combinazioni in un attimo sono esaurite, e altri personaggi entrano in scena: un cieco con un ghepardo alla catena, una cortigiana col ventaglio a piume di struzzo, un efebo, una donna-cannone. Così tra chi per caso si trova insieme a ripararsi dalla pioggia sotto il portico, o si accalca sotto un tendone del bazar, o sosta ad ascoltare la banda in piazza, si consumano incontri, seduzioni, amplessi, orge, senza che ci si sfiori con un dito, quasi senza alzare gli occhi.
    Una vibrazione lussuriosa muove continuamente XXXXX, la più casta delle città. Se gli uomini e donne cominciassero a vivere i loro effimeri sogni, ogni fantasma diventerebbe una persona con cui cominciare una storia d'inseguimenti, di finzioni, di malintesi, d'urti, di oppressioni, e la giostra delle fantasie si fermerebbe.

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  3. Tratto da 'Le città invisibili' di Italo Calvino. Ho letto tutte le sue opere quando ero adolescente, ovvero in un periodo in cui ancora non potevo capire il senso della sua opera. Sai che ha vissuto a Parigi per tanti anni, scrivendo libri e documentandosi ogni giorno presso la biblioteca nazionale 'François Mitterand' (che all'epoca non si chiamava ancora cosi')? E' stato uno dei primi in Italia ad interessarsi a Fourier e a valorizzare il patrimonio popolare della fiaba. In Francia é stato talmente apprezzato che Quenau (matematico, poeta, letterato, enciclopedista) lo ha inserito come membre étrangere del circolo dell'OULIPO, ossia l'officina del racconto potenziale. Anni fa vidi una trasmissione della RAI che proponeva un'intervista a Calvino risalente al 1981; gli veniva chiesto, fra l'altro, di dare tre consigli ai giovani della futura generazione, quella che sarebbe appartenuta al fatidico 2000, con il fine di rendere migliore la loro vita e quella delle società a venire. I tre suggerimenti furono i seguenti: a) imparare tante poesie a memoria, da bambini e da anziani, perchè cio' aiuta a vincere la solitudine; b) combattere l'astrattezza del linguaggio che ci viene imposta attraverso il rigore del gioco matematico e della geometria; c) non dimenticare mai che tutto cio' che oggi abbiamo ci puo' essere tolto all'improvviso.

    La lutte continue

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  4. (Ruota libera, in folle)...ho già fatto fatica a venire via da lì una volta...inutile spiegarlo a te, che provi la stessa mia sensazione (e mi pare di capire che altri hanno visto XXXXX esercitare su di sé IL fascino -non scrivo subito poiché non lo subiamo anzi: lo riviviamo sussurando 'déjà vu' e lo alimentiamo in noi stessi tanto più ne calpestiamo il suolo, ne ammiriamo meraviglie e brutture, ne respiriamo l'aria- di quel luogo che non è meta, no...è approdo...approdo ma non nel senso di meta...basta un accento forse...metà...che dici? E' potenzialmente la tua metà? Le vedi negli stessi termini di Calvino le persone che sono lì? E' come la cornice che risalta il quadro...ché Roma è bella...ma è bella a prescindere...non per suo merito...mentre XXXXX è viva...brulica...è come una bolla che cambia forma continuamente...è esaltante...tu arrivi e dici: 'bon adesso neanche mi cerco che giro l'angolo e mi trovo'...quella cura...quella sobrietà, quel buongusto, quella distanza...che aumenta e decuplica la lettura della disponibilità propria e altrui: quell'impegno che devi spendere nelle relazioni umane...perché lì anche un cameriere ti giudica e non ti puoi "sbragare"...devi essere sempre sull'attenti perché è una questione di approccio rispetto alla vita...questione di savoir-faire/savoir-dire/savoir-etre, aplomb...mi spiego? Non è rigidità: è compostezza, è discrezione. Tutto quello che manca da sempre, manca ora e mancherà fino alla fine a questo popolo di merda italiano carnefice di se stesso, corrotto, falso, meschino, credente, ubbidiente, ignorante, cafone, incapace, sozzo. SOZZO. A XXXXX invece l'altro te lo vai a cercare, perché? Perché l'altro lo vuoi, ti incuriosisce, ti ammalia, ti strega, lo vuoi scoprire...e per scoprirlo lo devi osservare, devi prestare attenzione...per questo è, nell'immaginario collettivo -o solo nel mio?-, XXXXX il luogo della seduzione (nell'unica accezione del termine che io riconosca come valida... ;-)Eallora stellina lasciati sedurre e seduci, fatti coinvolgere e coinvolgili nelletue danze che lì sanno ascoltare parole mute, suoni ciechi, lasciala entrare nelle tue narici e la sentirai vibrare nelle vene e sarai a due spanne da terra...fanno bene ad essere orgogliosi, tronfi: lo sarei anch'io...per certi aspetti mi dispiace non appartenerle (ancora del tutto!) ;-) Ps: la povertà, il disagio, perfino l'orrore -cui siamo vicini ogni giorno in virtù della professione che abbiamo scelto-...sono amplificati e anche in quelli scoprirai altro...altro dall'orrore, altro dall'emarginazione...

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