giovedì 24 marzo 2011

Canederli e prolet sognando l'Eden


Bentornata, grazie, prego...non so davvero da dove cominciare...il Giappone? La Libia? L'Italia? ...l'imbarazzo della scelta sappiamo cos'è...Ferrara che gioca di fino -ahinoi- o le manovrine messe in atto mentre i prolet, ignari di esser derubati delle proprie vite, sono intenti a far altro con le coscienze addormentate...questo lungo sonno...nemmeno Bennato canta più menomale che adesso non c'è Nerone...
Intanto potreste, volendo, cliccare qui, messaggio per tutti in primis rivolto agli internauti.
Allora...ma quanto ci son piaciuti i canederli?
Tantissimo, se no non starei qui a riportarvi la ricetta -barbaramente scopiazzata, nonché da me medesima rivisitata, da Gasteiger, Wieser e Bachmann- contenuta in questo liberculo edito da Athesia, regalatomi dalla mia cara cugina di rientro da una fantastica vacanza nel Sudtirolo! ...la venerazione che nutro per il Trentino (in questo caso dovrei dire Alto Adige?), melette varie e Traminer a parte -la mia passione véro...- non fa che aumentare ad ogni assaggiobarrafotogramma, così, eccomi intenta ad assaporare degli gnocchi di pane grandi e sferici come le mitiche polpette di mia madre...le polpette...il piatto a mio avviso più intimo della cucina terrestre (a pari merito forse oserei aggiungere la sogliola alla mugnaia)...comfort food per eccellenza assieme alla torta di mele ed alla crostata di visciole...odore di casa...andiamo a ruota libera spaziando...senza permettergli d'ingabbiarci in alcun modo...né di poterci additare come sovversivi...noi...noi...N O I umilissimi lettori...leggere è forse un crimine? 

"Se una speranza restava, doveva trovarsi fra i prolet, perché solo fra loro, fra quelle masse disprezzate e brulicanti  che formavano l'85% della popolazione dell'Oceania, poteva nascere la forza capace di distruggere il Partito. Il Partito, infatti, non poteva essere rovesciato dall'interno. I suoi nemici, ammesso che ce ne fossero, non avevano possibilità alcuna di associarsi. Non potevano, anzi, nemmeno arrivare a individuarsi. (...) Adesso la rivolta poteva esprimersi solo in uno sguardo, in un'inflessione di voce, in una parola lasciata cadere in un sussurro. Ma i prolet, se fossero riusciti in qualche modo a prendere coscienza della loro forza, non avrebbero avuto bisogno di cospirare. Non avrebbero dovuto fare altro che levarsi in piedi e scrollare le spalle, come un cavallo che scuote da sé le mosche. Se avessero voluto, avrebbero potuto fare a pezzi il Partito l'indomani stesso. L'avrebbero pur dovuto fare, prima o poi. Eppure...  (...) Il partito insegnava che i prolet erano esseri inferiori per natura e che, come gli animali, dovevano essere tenuti in soggezione mediante l'applicazione di poche e semplici regole. In effetti, dei prolet non si sapeva granché. Non era necessario. Finché continuavano a lavorare e generare, le altre cose che facevano non avevano grande importanza. Lasciati a se stessi, come bestiame in libertà nelle pianure argentine, avevano sviluppato uno stile di vita che pareva gli si confacesse alla perfezione, una specie di modello ancestrale. 
Nascevano, vivevano in topaie, cominciavano a lavorare a dodici anni, attraversavano un fiorente quanto breve periodo di bellezza e di desiderio sessuale, a vent'anni si sposavano, a trenta erano già uomini e donne di mezza età, per poi morire, quasi tutti, a sessant'anni. 
Il lavoro pesante, la cura della casa e dei bambini, le futili beghe coi vicini, il cinema, il calcio, la birra e soprattutto le scommesse, limitavano il loro orizzonte
Tenerli sotto controllo non era difficile. 
Agenti della Psicopolizia s'infiltravano fra loro, diffondendo false notizie e individuando, per poi eliminarli, quei pochi che davano l'impressione di poter diventare pericolosi. 
Non si faceva nulla, però, per inculcare in loro l'ideologia del Partito. Non era auspicabile che i prolet avessero forti sentimenti politici. Da loro non si richiedeva altro che un po' di patriottismo primitivo al quale poter fare appello tutte le volte in cui era necessario fargli accettare un prolungamento dell'orario di lavoro o diminuire le razioni di qualcosa
Perfino quando in mezzo a loro serpeggiava il malcontento (il che, talvolta, pure accadeva), questo scontento non aveva sbocchi perché, privi com'erano di una visione generale dei fatti, finivano per convogliarlo su rivendicazioni assolutamente secondarie."

Bon, poiché -alla fine s'intende!- anche quell'idiota di Montag, sporgendosi in avanti, disse:
"Quest'oggi mi son detto che se fosse saltato fuori che certi libri valgono in modo particolare potremmo procurarci una macchina tipografica e stamparne delle copie..." 
 allora forse possiamo ancoranutrire qualche speranza...contro la ginnastica dell'obbedienza... ;-)


Tornando a bomba...bomba...bomba...bomba o non bomba noi siamo già a Roma...dicevamo...occorrono:
-150 gr di pane grattugiato di cui 2/3 normale ed il rimanente aromatizzato alle erbe (anche perché in quel di Torrevecchia, a Roma, il 'pane per canederli', ancora non l'hanno esportato...quindi noi poveri ladroni romani non possiamo -fattivamente- reperire suddetto alimento S P E C I A L E & S E G R E T O, tuttavia, mi ricorderò di richiederlo espressamente come prossimo souvenir! Ecco!)
-50 gr di cipolla tagliata a dadini
-30 gr di burro
-40 gr di farina
-100 gr di speck tagliato a dadini (io l'ho sminuzzato in listarelle giusto per non smentirmi! ;-))
-salamino affumicato tagliato a dadini (idem!)
-2 uova
-100 ml di latte (l'equivalente di un bicchiere)
-1 cucchiaio di prezzemolo o erba cipollina (che non ho aggiunto poiché parte del pangrattato era già aromatizzata a sufficienza!)
-pepe
-sale
-1 lt di brodo

Preparazione: 
Munitevi di una terrina capiente, versatevi il pane, nel mentre fate imbiondire la cipolla nel burro ed una volta cotta, aggiungetela al pane. Unite i dadini di speck e salame prima di versare il latte, le erbe, il pepe e pochissimo sale (i salumi sono già sapidi di per sé!). Impastare il tutto poi far riposare un quarto d'ora. Nel ricettario è riportata una quantita minima di farina, peccato che al dunque non si siano ricordati di scrivere come e quando tale ingrediente vada utilizzato...per cui, invece che aggiungerlo all'impasto, l'ho usato per ricoprire i canederli prima di cuocerli una decina di minuti nel brodo in ebollizione (quando vengono a galla son pronti, un po' come tutto il resto degli gnocchi). Ovviamente, per ottenere i canederli, occorre che vi rigiriate pazientemente un po' d'impasto tra le mani fino a creare delle palline somiglianti per forma e dimensioni alle polpette di mammà.
Inutile dire che la prossima versione sarà quella al Tilsit...ammesso e non concesso ch'io lo trovi...tra l'altro è ottimo e l'avevo già utilizzato per una quiche...

Eden, il riscatto: il sogno protetto, è ancora così lontano il giorno perfetto? Ci vediamo il 7 per confonderci...sotto il diluvio...

4 commenti:

  1. ...ci mancavi... ogni tanto ti ritiri nel tuo mondo..ci osservi... e zac : torni tra noi più agguerrita di prima. essendo in parte pacifista adoperare l'aggettivo agguerrita sta a significare che non ne possiamo proprio più di come sta andando questo mondo..dobbiamo veramente trovare il modo di fermare tutto questo, che è veramente l'assurdo che si ipotizzava di un futuro che non sarebe mai diventato tale..... l'odierno è molto più feroce di quanto allora ipotizzabile... quando sono così dannatamente arrabbiata..mi capisco da sola.. arriva presto da me..ho bisogno di far qualcosa in cucina con te....mi rilassa...
    un bene dell'anima, le mie polpette sono felici....
    dardadi

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  2. Buoniiiii. Mi piacciono veramente un sacco.
    Complimenti!
    :D

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  3. ...eccoci!Sono proprio contenta che abbiate scritto commenti a questo post! I canederli, l'oggetto della questione...bene bene...mi sono piaciuti al punto che ieri, durante una passeggiata al Corso -e sì che non ne facevo da una vita di vasche al Corso!...anni e anni di assenza letteralmente!- dopo un drink al caffè della Feltri della Galleria Sordi, ho spulciato qua e là nella sezione che tanto mi interessa...
    In verità vi dico -non trovate che faccia molto pastore?- di essere rimasta talmente affascinata dalla semplicità della preparazione di questo tipico piatto nordico e completamente rapita dal sapore di queste sfere all'apparenza delicate eppure sapientemente pensate per resistere e convincere della loro grandezza (leggasi bontà) che avevo già deciso di iniziare la ricerca del liberculo monotematico edito dalla stessa Athesia. Scorgo "Krapfen"...vado a ritroso -un po' come Huysmans!- e trovo "Asparagi" tra gli ortaggi...non mi arrendo...lo trovo: CANEDERLI. T o m b o l a!Lo afferro, non ci penso neppure a sfogliarlo, me lo porto via diretta in cassa. Versioni alle rape, alla ricotta, alle erbe...con salse...canederli come antipasto, primo piatto secco o in brodo, secondo, dolce...adesso non mi resta che trovare una buona bottiglia di Sankt Magdalener poi sto a posto! :-)

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