giovedì 6 maggio 2010

Frittata al forno: quando scamorza e speck s'incontrano


...tanto ognuno poi finisce per metterci ciò che più gli piace: zucchine, piselli, asparagi piuttosto che cipolle o patate -o, perché no?...entrambe!!- quindi cosa me ne vengo qui a sindacare su come farcirla? Fate voi!
Io però, da qualche tempo, la cuocio in forno.
In una terrina sbatto le uova, ne rompo sempre 1 a testa e ne aggiungo 1 a conti fatti -quindi per 6 persone utilizzo 7 uova-, poi verso il latte -1 cucchiaio a uovo, quindi 7 in questo caso-, aggiungo poi del parmigiano grattugiato -in questa ne ho messi 2 cucchiai- ed una macinata di pepe nero.
Per suddetta frittata va schiacciata nel composto 1 patata lessata e sbucciata ed aggiunti:
-1 etto di speck tagliato a listarelle,
-due manciate di piselli -scusate non li ho pesati! :-( Sigh!-
e
-2 etti di scamorza (1/2 affumicata e 1/2 normale) grattugiata a fori larghi.
Dopo aver mescolato tutti gli ingredienti, lasciate riposare il composto poi versatelo in uno stampo da cake rivestito con carta forno e fate cuocere a 180° per mezzora.

Ps: a distanza di due post l'uno dall'altro ho usato lo stesso ingrediente...
:-)

14 commenti:

  1. Tre notti fa ti ho sognata. Mi sembra di averti già detto che ho una vita onirica intensissima. Sogno di tutto, ma al riguardo non ti dico altro. Sto scrivendo dal computer dell'ufficio. Ho messo sullo sfondo "La libertà guida il popolo" di Eugene Delacroix. Per il computer di casa - che ho fatto finalemente aggiustare - ho scelto "I funerali di Togliatti" di Guttuso. Uno degli aforismi più ambigui di Oscar Wilde è "ogni uomo uccide ciò che ama". Mi è rivenuto in mente ieri mentre leggevo una pagina di un romanzo. In inglese è "each man kills the thing he loves", che poi sarebbe il titolo di una canzone di Jean Moreau. E' anche la colonna sonora de "Querelle de Brest" di Fassbinder (tratto da un racconto di Jean jenet). Digitando la frase inglese su youtube si accede ad un video con la canzone e le immagini del film. Ti suggerisco di vederlo.

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  2. Che posso dirti caro? Son come i francesi io, sempre in lotta. Conosco il dipinto.
    Il mio commento è retorica. "Ambiguo" dici...sai, non trovo ambiguo l'aforismo in sé così come non trovo strano né terribile quanto Wilde affermava. La natura umana è distruttiva, la smania di potere -anche l'eccessivo amore- porta a distruggere l'altro, l'altro che tanto si ama. Non credo che alla distruzione corrisponda malvagità, in un certo senso. Ripeto, ho ormai da tempo accettato che la violenza -più morale che non fisica- crei quella dipendenza nella "vittima" che permette all'essere umano di sentirsi meno merda di quel che è. Paradossale, ridicolo forse ma non ambiguo, a mio avviso. E' una forma d'amore malsano verso se stessi e verso gli altri. Devozione come potenza come devastazione come possessione come umiliazione come schiavitù come rigore come gioco delle parti, c'è sempre una che ci rimette. E non è mai la più debole a pensarci bene. E' quella che incosciantemente ma consapevolmente accetta di perdere e farsi male. Dolore come piacere come vita come morte.

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  3. Questi binomi contrari dietro cui la gente si nasconde a proprio piacimento sfrutando ombre e situazioni di volta in voltacome gli pare, vediamo tutti noialtri, voi dietro un dito troppo esile per coprirvi. Io ho tutta una mia idea, lo sai, ma non posso proprio esporla. Non mi capirebbero, non c'è verso di confrontarsi con chi non vuol vedere né sentire. Non reggerebbero il colpo di tutte le mie, le tue?,quelle di altri, affermazioni o "credenze" meno false, meno ipocrite. Ne morirebbero di dolore, di paura, lo schifo apparirebbe nei loro occhi e saturerebbe la nostra aria. Noi finiremmo sul rogo, per loro mano. La mano di chi sparla senza sapere di cosa l'uomo è capace o buoni solo a ripudiare, ghettizzare, emarginare. Così facevano coi nostri matti, matti frutto della decadenza balorda partorita da menti malate e perfide di carnefici noncuranti. Forse sto impazzendo. Voli pindarici i miei che sembrano sempre senza senso alcuno invece nella mia testa è tutto così chiaro...per spiegare ciò che ho dentro non basterebbe una vita. Seguendo il tuo consiglio ho visto più di un video. Piuttosto, ho letto una recensione che mi ha portato nel giro di pochi secondi a partorire 'sta roba qua che ho scritto, non la rileggo se no finisco per cancellarla.
    Vi riporto ciò che ho trovato in proposito.
    Ps: senza neppure immaginarlo ma hai regalato una chiave di lettura nuova, un pezzo mancante del puzzle che sto costruendo a fatica.

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  4. Querelle è ovviamente una storia simbolica: si tratta del sacrificio di ricongiungimento del Doppio, di sintesi del dualismo gemello-gemello, amante-amato, anima e corpo, spirito-materia, divino-umano, maschile-femminile, astratto-concreto, ecc. E Fassbinder sapeva fin dalla prima lettura che doveva "diventare un film sulla passione di Nostro Signore". Una Passione naturalmente rovesciata: Querelle trasgredisce puntualmente i comandamenti ed in particolare gli ultimi sei (non ammazzare, non commettere atti impuri, non rubare, non dire falsa testimonianza, non desiderare la roba e la donna d'altri). Se la Passione cristiana è stata strumentalizzata e tradita dall'istituzione ecclesiastica che Fassbinder inserisce nel film tra la clientela del bordello, quasi a rappresentare il simbolo stesso della degradazione, la Passione di Querelle nel rigoroso capovolgimento dei valori cristiani ne opera una catarsi-purificazione.
    [...] E la "divinità" simbolica di Querelle consiste infatti, molto materialisticamente, nella sua opera di trasformazione e di ricomposizione del mondo, partendo da lontano e venendo dalle profondità infernali di una civiltà degradata e mercificata. Una Passione perciò necessariamente rovesciata dove l'immoralità del furto, dell'omicidio, dell'inganno, del tradimento, della perversione, è un valore negativo che funziona simbolicamente da negazione dei falsi valori positivi di una morale mistificante. Querelle può diventare Cristo proprio perché è un Anticristo che opera il miracolo di trasformare il crimine, metafora della degradazione sociale e massima espressione dell'abiezione umana, nel significato opposto di un "santo" processo di emancipazione dell'uomo; non si tratta ovviamente di un'istigazione a delinquere, ma è l'assunzione cosciente della metafora più maledetta allo scopo di provocare un'inversione, una riappropriazione del proprio destino, radicale perché possa diventare sensibile. Il crimine è così la negazione del suicidio, doppia negazione simbolica che richiede il "sacrificio" e la "santità".

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  5. La vita di Jean Genet è lì a testimoniarlo, eccezione che smentisce la regola. Sartre per primo aveva visto l'esistenza di Genet (e nel poeta non c'è iato tra vita e scrittura) come un viaggio al termine della sventura, dove all'impossibilità della vita si sostituisce la volontà selvaggia di vivere, sfida possibile ad un'unica condizione: "diventare fino in fondo ciò che il destino ha fatto di noi". Facendo della propria maledizione una professione di fede ed un martirio la si può trasformare, trasmutare mediante un processo simbolico alchemico di sublimazione. Quindi "nozze chimiche" tra il massimo realismo dell'accettazione e il massime idealismo del totale rovesciamenti simbolico.
    La "formula magica" dell'inversione e della doppia negazione coniuga diversi livelli formali e punti di vista, che nella scrittura genetiana si intrecciano liberamente disegnando un'opera fluida, rizomatica, che non si risolve mai in strutture narrative coerenti chiuse, ma è uno svelamento poetico fulminante, frammentario, visionario. Dunque, come condurre la difficile navigazione di Genet nel cinema? Il primo approdo è il luogo dove è ambientato il romanzo Querelle: Brest. Genet sceglie Brest come "città dura, solida, costruita in granito grigio di Bretagna. La sua durezza àncora al porto, dà ai marinai un senso di sicurezza, un punto d'appoggio da cui slanciarsi, lì riposa il perpetuo ondeggiare del mare. Se Brest è leggera, lo è per via del sole che debolmente dora le facciate nobili come facciate veneziane; lo è per via della presenza, nelle sue anguste strade, dei marinai neghittosi, per via infine della nebbia e della pioggia".
    In un primo tempo anche Fassbinder sceglie Brest, scelta sbagliata come presto egli stesso riconosce; portare sullo schermo un'opera letteraria è sempre un lavoro assai rischioso di riduzione e sintesi del testo e di precisazione (si materializzano volti, luoghi, situazioni immaginarie), un rischio all'ennesima potenza trattandosi di Genet, autore mai "cinemizzato", e con una scrittura più vicina alla poesia che alla prosa, poliedrico e trasgressore anche delle regole narrative. L'unica chance di raggiungere cinematograficamente Genet era tradirne sul piano formale la realtà romanzesca portando alle estreme conseguenze la specificità cinematografica, si superava così ogni eventuale impasse linguistico-poetica per garantire la permanenza e perfino lo sviluppo della struttura simbolica di Genet. Querelle di Fassbinder tradendo Querelle di Genet, se ne appropria intimamente. Di qui l'assunto antinaturalistico di ambientazione, scenografia, fotografia, testo e dialoghi, personaggi e dell'intera struttura narrativa: "Non riesco ad immaginare il mondo di Jean Genet in esterni reali, perché ogni azione, ogni gesto, ogni sguardo significa sempre qualcos'altro, sempre qualcosa di più grande, di più sacro", afferma Fassbinder.

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  6. Il paesaggio non deve distrarre, nessun equivoco: si tratta di uno spazio simbolico, concentrato, uno spazio chiuso come il ventre materno dove si consuma la gravidanza dell'anima.
    Prigione claustrofobica e contemporaneamente luogo sicuro, protetto da ignote interferenze, esterni pericoli. Come per Genet il marinaio è difeso, cullato dal suo travestimento, così Fassbinder si traveste, tramite gli abiti, l'ostentazione della propria ripugnanza, una corte di fedelissimi collaboratori, i suoi film; Fassbinder si rende irreperibile più del cattivo scolaro di Thomas Mann che si metteva nell'ultimo banco per non essere disturbato, Fassbinder s'imprigiona nell'intimità della sua opera, nel laboratorio inaccessibile della propria anima.
    E imprigiona i suoi film in strutture spaziali e narrative chiuse, circolari, i suoi personaggi si muovono sempre dietro vetri, specchi, sbarre.
    [...] rileviamo come Fassbinder sia ridondante nel preoccuparsi di sottolineare la simbolicità del luogo con gli attributi fallici del porto di Brest e con una fotografia antinaturalistica che non solo dipinge lo stato mentale e morale dei personaggi, ma nella sua dominante cromatica arancione sospende il tempo in un'alba-tramonto eterna. Un'atemporalità indicata anche dall'eterogeneità dei travestimenti, che richiamano stagioni diverse della storia contemporanea; Fassbinder concepisce l'idea stessa di epoca come un travestimento simbolico, da melodramma, (i suoi personaggi sono quasi sempre travestiti e l'omosessualità diventa spesso l'alibi di un travestimento politico).
    La delimitazione dello spazio simbolico garantendone l'integrità ne autorizza anche, completamente, la sintesi e la libera associazione-combinazione interna, così Fassbinder costruisce una "specie di paesaggio surrealista, che si compone di parti e di eguali di tutti gli ambienti previsti. In questo paesaggio si trovano alcuni schermi che permettono, facendo uso di proiezioni di allargare all'infinito questo mondo artificiale con particelle di realtà. Un aspetto assolutamente essenziale, e che inoltre giustifica questa scelta di paesaggio, è che in ogni scena c'è la possibilità di introdurre nell'immagine un altro ambiente". Gli ambienti (bordello "La Feria" - giardino arabo - nave - tratto di strada con gabinetto e cabina - bettola del porto - baracca dei muratori - banchina - due camere di Lysiane e Nono - ex bagno penale - distretto di polizia - altri scorci di strada) si coagulano e si sciolgono l'uno nell'altro senza soluzione di continuità, sono (i)stanze psichiche, l'"Atanor" dove Fassbinder produce la sua alchimia genetiana. [...]
    Andrea Balzala, Cinema Nuovo, n. 302/303, 1986

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  7. Caspita! Sono senza parole!Complimenti!

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  8. Mamma mia.....per seguriti ho spento la tv e mandato in terrazzo il cane.
    Brava da paura!

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  9. Ah regà, ma mica è tutta opera mia! I primi due commenti sì ma gli ultimi tre sono di Andrea Balzala!! Datati 1986!!Se avessi la metà della metà della metà della metà della capacità di pensiero, scrittura e la loquacità del tipo a quest'ora stavo alla grande... :-)

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  10. hahhahahah cara c'è il riferimento alla fine ....si è capito che non era tutta farina del tuo intelligentissimo sacco!
    Chissà magari tra qualche anno sarai pure meglio! kisss sorella

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  11. @ Max: ...sorella non sai quanto mi auguro che tu abbia ragione!! :-)) Pensavo di essere stata equivoca visto che ho dimenticato di inserire le virgolette all'inizio della sua critica, non avrei mai neanche erroneamente potuto spacciare per mio qualcosa che, purtroppo, non lo è! :-(
    Fortuna che mi sono riconsolata con un frappè al cioccolato super!! Ora non devo lasciarmi yentare da quel sacchetto di patatine che sta lì sul tavolo in cucina...mi chiama...sembrano sirene...oddio...aiuto!!!!
    Ps: Max quando ho letto il tuo -primo- commento mi sono piegata in due dalle risate!Sei una grande!! :-)

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  12. Grazie sorella,da grande farò il comico....hihiihihih tu ti consoli con il frappe io con la torta al cioccolato e mentre la gusto preparò il ragu e le polpettine di carne visto che io e la mia belva Portos stasera ceniamo soli soletti .....
    Bacio max

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  13. ...piccola tutto è nato da un post con una bellissima frittata...che dire?? tra gli spettatori all'uscita del film Querelle, io e tuo padre c'eravamo, fassbinder era morto prima della sua uscita, e in quegli anni era l'82, morire per droga era più che scandaloso, uscire poi con quel tipo di film.. è difficile ancora oggi, prendere posizione, od esprimere pareri sul dualismo bene o male, avere sofferenza e dolore per poter espiare le colpe, le proprie e quelle del mondo....l'omosessualità vista vissuta adoperata come provocazione ai benpesanti politici e con un certo tipo di potere....
    per voler sorridere un pò.. ricordo che all'uscita dal cinema ho ripreso fiato felicemente....questo è successo con altri 2 film, nella mia vita:
    la montagna sacra di jodorowsky
    mon oncle d'amerique di alain resnais
    ... piccola continua a pensare sempre....

    dardadi

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  14. Eh, sull'omosessualità faremo un post a parte in barba a tutti coloro che pensano che i baffi crescono solo agli uomini...dai scherzo! Certo che continuerò...pensare è un vizio di cui non mi riesco a disfare! :-)

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