martedì 12 aprile 2011

Bouillabaisse "cittadina"



Eh...volevo provare la versione donnahayana poi però mi sono accorta di non avere il finocchio...né pistilli di zafferano...me la passate lo stesso come bouillabaisse? ;-)
Ero lì che guardavo fuori della finestra pensando alla sensazione splendida regalatami dai primi caldi, sognando il mare e fantasticando su un'abbondante porzione di linguine al porticciolo quando mi son ripromessa di preparare una corposa zuppa di pesce quanto prima...così, mentre di ritorno dal lavoro, passeggiavo in quel di Torrevecchia, arrivata davanti al mitico negozio di surgelati -ahò non si può avere tutto dalla vita manco con mastercard ve lo assicuro!- sono entrata e ho fatto razie: scorfano, orata, vongole veraci, vongoline mini, cozze, totani, moscardini, seppioline, gamberi, verdesca...
Me ne torno a casa col bottino, apro i pelati, afferro la bustina di brodo dashi -l'unico, il solo, l'originale- pelo la cipolla, trito il finocchietto selvatico, frantumo il peperoncino (vabbè dai...ad onor del vero non ho fatto tutto io...ho delegato...per una volta mi sono limitata alla spesa: dalla scelta del pesce alla selezione dei frutti di mare!!!)...olio, aglio...insomma: fate appassire le verdure e le spezie (cipolla, porro, aglio, peperoncino) all'interno di una pentolona capiente (io ho usato il wok) poi in un secondo momento aggiungete i pelati, i pistilli di zafferano ammorbiditi a parte a bagno in poca acqua calda ed infine versate il brodo di pesce.
(Parentesi: non avevo il brodo di pesce...del resto non avendone di fresco sottomano non ho potuto approfittare di teste e rimasugli vari...sigh!...quindi? Quindi come tanti altri -forse e non vorrei dire una castroneria lo cita anche Bourdain!- sono ricorsa al brodo dashi!!)
In ultimo aggiungere il pesce e lasciar cuocere...cuocere...finché non riterrete che:
-la zuppa sia pronta

-sia ora di sedersi a tavola

-sia il momento, è sempre il momento!, di bere del buon vino...

Fossi in voi metterei "a bruscare" il pane...;-)


...forse é così, io vivo fuori tempo; 
è vero ciò che sento sotto pelle, 
è come una costante sensazione di
mancata appartenenza
che suona...
 
 ...forse è perché sorrido fuori tempo,
non riesco ad adattarmi e galleggiare,
perso dentro guai di cui non
provo neanche più a trovare un senso,
ti cerco...
 
  ...non rinuncerò ai miei relitti, alle mie cose che non ho
e non le tradirò...
 
 
(al concerto questa non l'han cantata...vabbè...)


2 commenti:

  1. Nel granito della notte, prima di consumarmi nel fuoco, mi assale il pensiero che l'istante è assoluto, immobile, infinito, e che ciò che attendo non accadrà mai, anche se poi accade e mi accorgo che tutto è vano e finto e la vita è come una filastrocca senza senso in cui si cerca di far coincidere le rime (ma io sono un poeta senza rima, un pò folle, nostalgico e frammentario). Nel pozzo della notte oscura, prima di consumarmi nel fuoco, mi accarezza il pensiero che il sonno non mi penetrerà più dolcemente, come un tempo, quando le ore erano fuggitive, sull'ali dei vivi pensieri, e la principessa della speranza, sul torrente notturno, ripete, ripete i suoi pallidi canti..Nella notte che è madre generosa, mia e del regno dei ricordi, prima di consumarmi nel fuoco, mi conforta la paioggia nel suo abbraccio illimitato e si sfanno le corde delle nevrosi, stupendomi della loro morbidezza, dolce, anch'essa, come l'ebbrezza del sonno. Nell'abisso della notte che mi contiene, prima di consumarmi nel fuoco, esiste, umido o asciutto, solo il selciato sotto di me, (sotto i miei passi che soltanto si odono),e le vaghe stelle dell'orsa sono buchi nel cielo dai quali entra la luce dell'infinito. Nella notte che si frange, prima di consumarmi nel fuoco, splende un occhio incandescente, faro della mia città interiore, si staglia nel cielo di cartapesta di pastello verde vetriolo: il veleno cola dall'alto come il miele dalle gravide arnie. Nelle messi della notte, figlia delle meraviglie, prima di consumarmi nel fuoco, io sono poeta situazionista, afferro la mano della lotta continua e la porto con me, affinché nessuno sia più solo e gli stolti si rallegrino della loro saggezza e i poveri della loro ricchezza. Nella notte saturnale, che incede con passo danzante e ride della propria eterna fanciullezza, prima di consumarmi nel fuoco, mi sono cari gli uomini e i dimenticati del mondo suonano l'armonica, come un giovane disperato, a piazza di Stalingrado, sulla scia dell'utopia, per il cielo possessivo che lo desidera di un amore malato ed adolescente. Nella notte trasparente, pura, pallida di cigno, prima di consumarmi nel fuoco, ho incontrato due aquile oscure e una fanciulla nuda, una era il sole l'altra la luna: aquilette, dissi loro, dov'è la mia tomba? nella mia gola disse il sole, nella mia coda, disse la luna...Nella notte in cui si intrecciano le bisettrici della morte, prima di consumarmi nel fuoco, gioisco, rido e piango, piango e rido e non so che dire....

    RispondiElimina
  2. La forza che nella verde miccia spinge il fiore
    spinge i miei verdi anni; quella che fa scoppiare le radici degli alberi
    è la mia distruttrice.
    E sono muto a dire alla rosa contorta
    che curva la mia giovinezza la stessa febbre invernale.

    La forza che spinge l'acqua fra le rocce
    Spinge il mio rosso sangue; quella che le correnti allo sbocco prosciuga
    le mie trasforma in cera.
    E son muto a urlare alle mie vene
    che alla fonte montana succhia la stessa bocca.

    La mano che vortica l'acqua nello stagno
    mescola sabbie mobili; quella che imbriglia i venti anche la vela
    regge del mio sudario.
    E sono muto a dire all'impiccato
    che la calce del boia è la mia stessa creta.

    Dove la fonte sgorga, s'attaccano le labbra del tempo;
    l'amore goccia e inturgidisce, ma il sangue che cola addolcirà
    le ferite di lei.
    E sono muto a dire alle intmperie
    come il tempo ha scandito un cielo attorno agli astri.

    Muto a dire alla tomba dell'amante
    che verso il mio lenzuolo striscia lo stesso tortuoso verme.


    Dunque: la prima "poesia" è mia e l'ho pubblicata sul blog una settimana fa circa: questa invece è del poeta che sarei voluto essere: Dylan Thomas. Bella vero?

    RispondiElimina